Voglio iniziare dicendo che so che è un grande privilegio, per me, servire il popolo dei grandemente amati da Dio. Dico “so”, perché non è una cosa che “sento”, ma una cosa che la mia fede mi attesta. Parlerò di Fede e partiremo da Ebrei 11, mettendo con questo delle basi. Dal verso 32 leggiamo di quelli che conosciamo come “eroi della fede”.
La Parola ci presenta qui diversi personaggi che hanno affrontato sfide diverse ed hanno conseguito vittorie diverse. Quello che li accomuna è il “per fede”: la sola fede ha permesso a queste persone diverse di affrontare le diverse battaglie e vincerle. La fede ha portato vittoria in aree diverse della loro vita. Cosa significa questo? Chiediamocelo, perché è basilare: senza una fede profonda e reale in Dio non possiamo essere dei veri discepoli.
Abacuc 2:4 ci ricorda che il giusto vivrà per la sua fede: si tratta di un principio per cui nessuno può vivere della fede degli altri. Noi viviamo la vita di cui Cristo ci ha resi beneficiari, ma possiamo farlo per fede. Io e te possiamo essere edificati, incoraggiati, sostenuti dalla fede degli altri, ma Dio ha stabilito che ognuno di noi debba vivere per la propria fede. Questo ci fa capire che dobbiamo crescere “personalmente” nella fede, perché nel rapporto con il Signore non possiamo vivere delle risorse spirituali degli altri.
Quando vediamo un bambino, ci è naturale vederlo in braccia ai genitori, ma quando quel bambino cresce è altrettanto naturale che quel bambino sia cresciuto e stia sulle proprie gambe.
Prendiamo Romani 1:16-17 che ci riporta proprio questo principio.
Non so se vi è mai capitato di dubitare della vostra fede: il nemico vuole negare la misura di fede che Dio ti ha dato, ma è una bugia! Dobbiamo farla crescere, alimentarla e praticarla, ma ne abbiamo una misura iniziale data da Dio. Il Signore potrà farci passare attraverso delle situazioni in cui la nostra fede sarà chiamata a crescere, situazioni in cui quel granello di senape dovrà essere messo in atto.
La fede si basa sulle promesse e sugli ordini di Dio.
Quando leggiamo la Parola, lo Spirito Santo “imprime” in noi le promesse di Dio.
Quanto agli ordini, c’è da dire solo che se Dio ha ordinato una cosa, quella sarà resa possibile da Lui stesso. La fede ubbidisce a Dio, perché essa opera nel campo del soprannaturale, nel campo di ciò che è naturalmente impossibile. Quando noi ubbidiamo agli ordini di Dio, Lui interviene con il soprannaturale: il popolo camminò nel deserto fino al mare (naturale) e poi entrò in scena Dio che aprì il mare.
Efesini 2:8-9 ci fa vedere come, attraverso la fede, abbiamo ricevuto Cristo e la salvezza: quella è la prima volta che abbiamo sperimentato il soprannaturale! La fede porta Dio sulla scena. Quando siamo impantanati e agiamo per fede, permettiamo a Dio di entrare in scena e operare come Lui solo può fare.
Quello che vale per la salvezza, vale anche per ogni altra cosa che affrontiamo. Vivere per fede ci permette di godere di tutte le benedizioni.
La fede rende possibile l’impossibile.
Vediamo Matteo 14, dal verso 22. Si tratta del passo in cui Pietro cammina sulle acque per andare verso Gesù. Abbiamo già detto che i discepoli non credevano ai fantasmi, ma Pietro aveva bisogno della certezza che quello fosse proprio Gesù. Ricordiamoci che Pietro, insieme agli altri, aveva ricevuto altri comandi da Gesù e ubbidendo ad essi aveva sperimentato il soprannaturale. Quindi conosceva l’importanza di camminare sull’ubbidienza ad un suo comando. Sapeva che ubbidire ad un comando di Gesù significava permettere al soprannaturale di manifestarsi. Pietro sapeva queste cose, eppure ad un certo punto – preso dalla paura – smette di ubbidire e in quel preciso momento viene meno il soprannaturale.
Vi ricordate Abramo, quando fu chiamato a sacrificare Isacco? Abramo si incammina verso il monte e nello stesso momento in cui lui si incammina, il montone che si sarebbe poi impigliato nel cespuglio, si incammina verso quel luogo. Se Abramo si fosse fermato, possiamo esser certi che anche quel montone si sarebbe fermato: siccome, però, Abramo non si fermò ed ubbidì a Dio, la sua ubbidienza permise al soprannaturale di Dio di non arrestarsi.
Il si a Dio fa intervenire il soprannaturale: io so che quando ubbidisco, Dio è con me e niente può fermare il compimento della volontà di Dio a cui sto ubbidendo!
Una cosa voglio dirla a proposito del nostro rapporto con Dio e della nostra preghiera: quando preghiamo, non rivolgiamoci a Dio dicendogli “Signore, che tu possa guarire… che tu voglia…”. Come se invece che pregare Dio, stessimo pregando “per Dio”.
Smith Sw. Andava dalle persone sulla sedia a rotelle e ordinava loro di alzarsi. Le persone erano sedute sulla sedia con la loro fede da anni e lui andava a portare un comando e quando quelle ubbidivano al comando si alzavano guarite!
Torniamo ad Abramo, il padre della fede e leggiamo Romani 4.18.
Vediamo cosa la fede permette ad Abramo di fare.
La fede di Abramo gli permise di credere nella promessa di Dio quando gli era stato detto che avrebbe avuto una discendenza come la sabbia del mare.
La fede di Abramo gli permise di affidarsi alla sola Parola di Dio: la fede non cerca dimostrazioni ed è contenta della semplice e sola Parola di Dio.
La fede di Abramo gli permise di credere contro ogni speranza.
La fede di Abramo gli permise di continuare a credere.
La fede di Abramo gli permise di agire in conseguenza alla Parola che aveva ricevuta. Lui viveva da “padre di moltitudini” prima di vedere l’adempimento della promessa, perché Dio gli aveva cambiato il nome ed in quel nome c’era il comando a camminare secondo quella nuova identità!
Vediamo adesso in che modo la fede di Abramo opera e partiamo da Romani 4:19.
Il nemico vuole che rimaniamo fermi a meditare e riguardare i problemi, le difficoltà, vuole che idolatriamo i problemi perché finché teniamo lo sguardo sui essi, siamo sotto scacco.
Attenzione, i dubbi arrivano per tutti. Perché la Bibbia ci esorta a prendere lo scudo della fede per spegnere i dardi infuocati del maligno. Quindi non è una eventualità che i dardi infuocati (i dubbi) arrivino, perché è una cosa che fa parte del nostro cammino. Solo che i dubbi vanno spenti con lo scudo della nostra fede! Nel buon combattimento della fede, ci deve per forza essere una offesa ed una reazione, ma dobbiamo trionfare nella fede e non cadere nell’incredulità!
La Bibbia ci dice che Abramo fu reso forte nella fede: cosa significa? Lui era quasi centenario e anche Sara era piuttosto avanti negli anni. Per via naturale era impossibile che i loro corpi concepissero la vita, ma la fede di entrambi permise loro di tornare indietro se non nel tempo almeno nella forza, nel vigore che avevano fino al tempo in cui i loro corpi erano stati capaci di concepire! Attraverso la fede, Abramo e Sara, per un momento, smisero di essere due centenari!
Quando siamo oppressi e carichi di dubbi, il nostro corpo ne risente, ma quando ci lasciamo fortificare dalla fede, il corpo diventa più forte! È la fede che ci fortifica!
Abramo non solo riteneva Dio veritiero, ma sapeva anche che quel che Dio diceva sarebbe anche stato capace di portare a compimento quel che diceva. Che opinione abbiamo di Dio? Sappiamo che Lui può fare quello che ha detto?
Che misura di fede abbiamo quando arriva il momento di usarla?
Possiamo averne una misura iniziale, una grande fede o una piena certezza, ma di sicuro la fede non richiede un nostro “sforzo” perché essa “viene” dall’udire la Parola. Si tratta di un qualcosa che avviene automaticamente conoscendo sempre di più Dio.
La nostra fede ci porterà a trionfo così come è stato per Abramo!
Il nemico, abbiamo detto, vuole che meditiamo e idolatriamo il problema, ma cosa dice il Salmo 77:11-20? Su cosa ci esorta a meditare questa Scrittura?
Il salmista sta vivendo un momento difficile, eppure cosa fa? Su cosa medita? Non medita su cose passate, ma sul presente e si proietta verso il futuro ed è così che dobbiamo vivere! Ritornando a meditare su Dio, sulla Sua persona, esce fuori dalla propria condizione di afflizione.
Cosa fa Abramo e cosa disse per dare gloria a Dio?
Considerò l’eternità di Dio: come Eterno conosce inizio e fine e quando riceviamo una promessa da Dio, stiamo ricevendo da Lui una notizia riguardante il punto finale di un processo. Quando Gesù dice a Pietro che sarebbe stato pescatore di uomini, lui era solo un pescatore di pesci, ma Dio vede l’inizio, vede il punto di partenza, ma anche l’arrivo: perché è l’Eterno e vede le cose da un eterno presente.
Abramo considerò la gloria di Dio, la Sua onnipresenza, la Sua onniscenza. Dio conosce il tempo che intercorre tra il momento della promessa a quello del suo adempimento. Dio ha già preparato ogni cosa affinché passiamo il processo, perché tutte le cose sono sempre presenti davanti ai Suoi occhi!
Abramo considerò l’onnipotenza di Dio: onnipotenza reale, assoluta ed eterna!
Ho scritto una lettera a Dio. Fingi di essere nella tua cameretta e che Lui ti abbia dato una parola.
Voglio iniziare dicendo che so che è un grande privilegio, per me, servire il popolo dei grandemente amati da Dio. Dico “so”, perché non è una cosa che “sento”, ma una cosa che la mia fede mi attesta. Parlerò di Fede e partiremo da Ebrei 11, mettendo con questo delle basi. Dal verso 32 leggiamo di quelli che conosciamo come “eroi della fede”.
La Parola ci presenta qui diversi personaggi che hanno affrontato sfide diverse ed hanno conseguito vittorie diverse. Quello che li accomuna è il “per fede”: la sola fede ha permesso a queste persone diverse di affrontare le diverse battaglie e vincerle. La fede ha portato vittoria in aree diverse della loro vita. Cosa significa questo? Chiediamocelo, perché è basilare: senza una fede profonda e reale in Dio non possiamo essere dei veri discepoli.
Abacuc 2:4 ci ricorda che il giusto vivrà per la sua fede: si tratta di un principio per cui nessuno può vivere della fede degli altri. Noi viviamo la vita di cui Cristo ci ha resi beneficiari, ma possiamo farlo per fede. Io e te possiamo essere edificati, incoraggiati, sostenuti dalla fede degli altri, ma Dio ha stabilito che ognuno di noi debba vivere per la propria fede. Questo ci fa capire che dobbiamo crescere “personalmente” nella fede, perché nel rapporto con il Signore non possiamo vivere delle risorse spirituali degli altri.
Quando vediamo un bambino, ci è naturale vederlo in braccia ai genitori, ma quando quel bambino cresce è altrettanto naturale che quel bambino sia cresciuto e stia sulle proprie gambe.
Prendiamo Romani 1:16-17 che ci riporta proprio questo principio.
Non so se vi è mai capitato di dubitare della vostra fede: il nemico vuole negare la misura di fede che Dio ti ha dato, ma è una bugia! Dobbiamo farla crescere, alimentarla e praticarla, ma ne abbiamo una misura iniziale data da Dio. Il Signore potrà farci passare attraverso delle situazioni in cui la nostra fede sarà chiamata a crescere, situazioni in cui quel granello di senape dovrà essere messo in atto.
La fede si basa sulle promesse e sugli ordini di Dio.
Quando leggiamo la Parola, lo Spirito Santo “imprime” in noi le promesse di Dio.
Quanto agli ordini, c’è da dire solo che se Dio ha ordinato una cosa, quella sarà resa possibile da Lui stesso. La fede ubbidisce a Dio, perché essa opera nel campo del soprannaturale, nel campo di ciò che è naturalmente impossibile. Quando noi ubbidiamo agli ordini di Dio, Lui interviene con il soprannaturale: il popolo camminò nel deserto fino al mare (naturale) e poi entrò in scena Dio che aprì il mare.
Efesini 2:8-9 ci fa vedere come, attraverso la fede, abbiamo ricevuto Cristo e la salvezza: quella è la prima volta che abbiamo sperimentato il soprannaturale! La fede porta Dio sulla scena. Quando siamo impantanati e agiamo per fede, permettiamo a Dio di entrare in scena e operare come Lui solo può fare.
Quello che vale per la salvezza, vale anche per ogni altra cosa che affrontiamo. Vivere per fede ci permette di godere di tutte le benedizioni.
La fede rende possibile l’impossibile.
Vediamo Matteo 14, dal verso 22. Si tratta del passo in cui Pietro cammina sulle acque per andare verso Gesù. Abbiamo già detto che i discepoli non credevano ai fantasmi, ma Pietro aveva bisogno della certezza che quello fosse proprio Gesù. Ricordiamoci che Pietro, insieme agli altri, aveva ricevuto altri comandi da Gesù e ubbidendo ad essi aveva sperimentato il soprannaturale. Quindi conosceva l’importanza di camminare sull’ubbidienza ad un suo comando. Sapeva che ubbidire ad un comando di Gesù significava permettere al soprannaturale di manifestarsi. Pietro sapeva queste cose, eppure ad un certo punto – preso dalla paura – smette di ubbidire e in quel preciso momento viene meno il soprannaturale.
Vi ricordate Abramo, quando fu chiamato a sacrificare Isacco? Abramo si incammina verso il monte e nello stesso momento in cui lui si incammina, il montone che si sarebbe poi impigliato nel cespuglio, si incammina verso quel luogo. Se Abramo si fosse fermato, possiamo esser certi che anche quel montone si sarebbe fermato: siccome, però, Abramo non si fermò ed ubbidì a Dio, la sua ubbidienza permise al soprannaturale di Dio di non arrestarsi.
Il si a Dio fa intervenire il soprannaturale: io so che quando ubbidisco, Dio è con me e niente può fermare il compimento della volontà di Dio a cui sto ubbidendo!
Una cosa voglio dirla a proposito del nostro rapporto con Dio e della nostra preghiera: quando preghiamo, non rivolgiamoci a Dio dicendogli “Signore, che tu possa guarire… che tu voglia…”. Come se invece che pregare Dio, stessimo pregando “per Dio”.
Smith Sw. Andava dalle persone sulla sedia a rotelle e ordinava loro di alzarsi. Le persone erano sedute sulla sedia con la loro fede da anni e lui andava a portare un comando e quando quelle ubbidivano al comando si alzavano guarite!
Torniamo ad Abramo, il padre della fede e leggiamo Romani 4.18.
Vediamo cosa la fede permette ad Abramo di fare.
La fede di Abramo gli permise di credere nella promessa di Dio quando gli era stato detto che avrebbe avuto una discendenza come la sabbia del mare.
La fede di Abramo gli permise di affidarsi alla sola Parola di Dio: la fede non cerca dimostrazioni ed è contenta della semplice e sola Parola di Dio.
La fede di Abramo gli permise di credere contro ogni speranza.
La fede di Abramo gli permise di continuare a credere.
La fede di Abramo gli permise di agire in conseguenza alla Parola che aveva ricevuta. Lui viveva da “padre di moltitudini” prima di vedere l’adempimento della promessa, perché Dio gli aveva cambiato il nome ed in quel nome c’era il comando a camminare secondo quella nuova identità!
Vediamo adesso in che modo la fede di Abramo opera e partiamo da Romani 4:19.
Il nemico vuole che rimaniamo fermi a meditare e riguardare i problemi, le difficoltà, vuole che idolatriamo i problemi perché finché teniamo lo sguardo sui essi, siamo sotto scacco.
Attenzione, i dubbi arrivano per tutti. Perché la Bibbia ci esorta a prendere lo scudo della fede per spegnere i dardi infuocati del maligno. Quindi non è una eventualità che i dardi infuocati (i dubbi) arrivino, perché è una cosa che fa parte del nostro cammino. Solo che i dubbi vanno spenti con lo scudo della nostra fede! Nel buon combattimento della fede, ci deve per forza essere una offesa ed una reazione, ma dobbiamo trionfare nella fede e non cadere nell’incredulità!
La Bibbia ci dice che Abramo fu reso forte nella fede: cosa significa? Lui era quasi centenario e anche Sara era piuttosto avanti negli anni. Per via naturale era impossibile che i loro corpi concepissero la vita, ma la fede di entrambi permise loro di tornare indietro se non nel tempo almeno nella forza, nel vigore che avevano fino al tempo in cui i loro corpi erano stati capaci di concepire! Attraverso la fede, Abramo e Sara, per un momento, smisero di essere due centenari!
Quando siamo oppressi e carichi di dubbi, il nostro corpo ne risente, ma quando ci lasciamo fortificare dalla fede, il corpo diventa più forte! È la fede che ci fortifica!
Abramo non solo riteneva Dio veritiero, ma sapeva anche che quel che Dio diceva sarebbe anche stato capace di portare a compimento quel che diceva. Che opinione abbiamo di Dio? Sappiamo che Lui può fare quello che ha detto?
Che misura di fede abbiamo quando arriva il momento di usarla?
Possiamo averne una misura iniziale, una grande fede o una piena certezza, ma di sicuro la fede non richiede un nostro “sforzo” perché essa “viene” dall’udire la Parola. Si tratta di un qualcosa che avviene automaticamente conoscendo sempre di più Dio.
La nostra fede ci porterà a trionfo così come è stato per Abramo!
Il nemico, abbiamo detto, vuole che meditiamo e idolatriamo il problema, ma cosa dice il Salmo 77:11-20? Su cosa ci esorta a meditare questa Scrittura?
Il salmista sta vivendo un momento difficile, eppure cosa fa? Su cosa medita? Non medita su cose passate, ma sul presente e si proietta verso il futuro ed è così che dobbiamo vivere! Ritornando a meditare su Dio, sulla Sua persona, esce fuori dalla propria condizione di afflizione.
Cosa fa Abramo e cosa disse per dare gloria a Dio?
Considerò l’eternità di Dio: come Eterno conosce inizio e fine e quando riceviamo una promessa da Dio, stiamo ricevendo da Lui una notizia riguardante il punto finale di un processo. Quando Gesù dice a Pietro che sarebbe stato pescatore di uomini, lui era solo un pescatore di pesci, ma Dio vede l’inizio, vede il punto di partenza, ma anche l’arrivo: perché è l’Eterno e vede le cose da un eterno presente.
Abramo considerò la gloria di Dio, la Sua onnipresenza, la Sua onniscenza. Dio conosce il tempo che intercorre tra il momento della promessa a quello del suo adempimento. Dio ha già preparato ogni cosa affinché passiamo il processo, perché tutte le cose sono sempre presenti davanti ai Suoi occhi!
Abramo considerò l’onnipotenza di Dio: onnipotenza reale, assoluta ed eterna!
Ho scritto una lettera a Dio. Fingi di essere nella tua cameretta e che Lui ti abbia dato una parola.
“Signore tu mi hai fatto questa promessa, straordinaria promossa. Ti onoro, nonostante la mia fragilità, le cadute e le tempeste, diventerò una colonna. Signore io considero la mia umanità, ma ancora di più io considero la tua Parola. In base al fatto che tu sei ciò che sei e che non fai mai una promesse con leggerezza. Padre mio non ti metterò mai al livello di un uomo. Tu sai bene che alcune volte facciamo delle promesse e non le rispettiamo. Signore questo non vale per te. Signore tu non fai una promessa senza vedere la fine. Tu sei il Padre degli astri, tu sei lo stesso in eterno, ho piena fiducia in te. Tu manterrai la tua parola. Io ti adoro. Io dimoro in te, ieri oggi e in eterno. Amen”
Voglio iniziare dicendo che so che è un grande privilegio, per me, servire il popolo dei grandemente amati da Dio. Dico “so”, perché non è una cosa che “sento”, ma una cosa che la mia fede mi attesta. Parlerò di Fede e partiremo da Ebrei 11, mettendo con questo delle basi. Dal verso 32 leggiamo di quelli che conosciamo come “eroi della fede”.
La Parola ci presenta qui diversi personaggi che hanno affrontato sfide diverse ed hanno conseguito vittorie diverse. Quello che li accomuna è il “per fede”: la sola fede ha permesso a queste persone diverse di affrontare le diverse battaglie e vincerle. La fede ha portato vittoria in aree diverse della loro vita. Cosa significa questo? Chiediamocelo, perché è basilare: senza una fede profonda e reale in Dio non possiamo essere dei veri discepoli.
Abacuc 2:4 ci ricorda che il giusto vivrà per la sua fede: si tratta di un principio per cui nessuno può vivere della fede degli altri. Noi viviamo la vita di cui Cristo ci ha resi beneficiari, ma possiamo farlo per fede. Io e te possiamo essere edificati, incoraggiati, sostenuti dalla fede degli altri, ma Dio ha stabilito che ognuno di noi debba vivere per la propria fede. Questo ci fa capire che dobbiamo crescere “personalmente” nella fede, perché nel rapporto con il Signore non possiamo vivere delle risorse spirituali degli altri.
Quando vediamo un bambino, ci è naturale vederlo in braccia ai genitori, ma quando quel bambino cresce è altrettanto naturale che quel bambino sia cresciuto e stia sulle proprie gambe.
Prendiamo Romani 1:16-17 che ci riporta proprio questo principio.
Non so se vi è mai capitato di dubitare della vostra fede: il nemico vuole negare la misura di fede che Dio ti ha dato, ma è una bugia! Dobbiamo farla crescere, alimentarla e praticarla, ma ne abbiamo una misura iniziale data da Dio. Il Signore potrà farci passare attraverso delle situazioni in cui la nostra fede sarà chiamata a crescere, situazioni in cui quel granello di senape dovrà essere messo in atto.
La fede si basa sulle promesse e sugli ordini di Dio.
Quando leggiamo la Parola, lo Spirito Santo “imprime” in noi le promesse di Dio.
Quanto agli ordini, c’è da dire solo che se Dio ha ordinato una cosa, quella sarà resa possibile da Lui stesso. La fede ubbidisce a Dio, perché essa opera nel campo del soprannaturale, nel campo di ciò che è naturalmente impossibile. Quando noi ubbidiamo agli ordini di Dio, Lui interviene con il soprannaturale: il popolo camminò nel deserto fino al mare (naturale) e poi entrò in scena Dio che aprì il mare.
Efesini 2:8-9 ci fa vedere come, attraverso la fede, abbiamo ricevuto Cristo e la salvezza: quella è la prima volta che abbiamo sperimentato il soprannaturale! La fede porta Dio sulla scena. Quando siamo impantanati e agiamo per fede, permettiamo a Dio di entrare in scena e operare come Lui solo può fare.
Quello che vale per la salvezza, vale anche per ogni altra cosa che affrontiamo. Vivere per fede ci permette di godere di tutte le benedizioni.
La fede rende possibile l’impossibile.
Vediamo Matteo 14, dal verso 22. Si tratta del passo in cui Pietro cammina sulle acque per andare verso Gesù. Abbiamo già detto che i discepoli non credevano ai fantasmi, ma Pietro aveva bisogno della certezza che quello fosse proprio Gesù. Ricordiamoci che Pietro, insieme agli altri, aveva ricevuto altri comandi da Gesù e ubbidendo ad essi aveva sperimentato il soprannaturale. Quindi conosceva l’importanza di camminare sull’ubbidienza ad un suo comando. Sapeva che ubbidire ad un comando di Gesù significava permettere al soprannaturale di manifestarsi. Pietro sapeva queste cose, eppure ad un certo punto – preso dalla paura – smette di ubbidire e in quel preciso momento viene meno il soprannaturale.
Vi ricordate Abramo, quando fu chiamato a sacrificare Isacco? Abramo si incammina verso il monte e nello stesso momento in cui lui si incammina, il montone che si sarebbe poi impigliato nel cespuglio, si incammina verso quel luogo. Se Abramo si fosse fermato, possiamo esser certi che anche quel montone si sarebbe fermato: siccome, però, Abramo non si fermò ed ubbidì a Dio, la sua ubbidienza permise al soprannaturale di Dio di non arrestarsi.
Il si a Dio fa intervenire il soprannaturale: io so che quando ubbidisco, Dio è con me e niente può fermare il compimento della volontà di Dio a cui sto ubbidendo!
Una cosa voglio dirla a proposito del nostro rapporto con Dio e della nostra preghiera: quando preghiamo, non rivolgiamoci a Dio dicendogli “Signore, che tu possa guarire… che tu voglia…”. Come se invece che pregare Dio, stessimo pregando “per Dio”.
Smith Sw. Andava dalle persone sulla sedia a rotelle e ordinava loro di alzarsi. Le persone erano sedute sulla sedia con la loro fede da anni e lui andava a portare un comando e quando quelle ubbidivano al comando si alzavano guarite!
Torniamo ad Abramo, il padre della fede e leggiamo Romani 4.18.
Vediamo cosa la fede permette ad Abramo di fare.
La fede di Abramo gli permise di credere nella promessa di Dio quando gli era stato detto che avrebbe avuto una discendenza come la sabbia del mare.
La fede di Abramo gli permise di affidarsi alla sola Parola di Dio: la fede non cerca dimostrazioni ed è contenta della semplice e sola Parola di Dio.
La fede di Abramo gli permise di credere contro ogni speranza.
La fede di Abramo gli permise di continuare a credere.
La fede di Abramo gli permise di agire in conseguenza alla Parola che aveva ricevuta. Lui viveva da “padre di moltitudini” prima di vedere l’adempimento della promessa, perché Dio gli aveva cambiato il nome ed in quel nome c’era il comando a camminare secondo quella nuova identità!
Vediamo adesso in che modo la fede di Abramo opera e partiamo da Romani 4:19.
Il nemico vuole che rimaniamo fermi a meditare e riguardare i problemi, le difficoltà, vuole che idolatriamo i problemi perché finché teniamo lo sguardo sui essi, siamo sotto scacco.
Attenzione, i dubbi arrivano per tutti. Perché la Bibbia ci esorta a prendere lo scudo della fede per spegnere i dardi infuocati del maligno. Quindi non è una eventualità che i dardi infuocati (i dubbi) arrivino, perché è una cosa che fa parte del nostro cammino. Solo che i dubbi vanno spenti con lo scudo della nostra fede! Nel buon combattimento della fede, ci deve per forza essere una offesa ed una reazione, ma dobbiamo trionfare nella fede e non cadere nell’incredulità!
La Bibbia ci dice che Abramo fu reso forte nella fede: cosa significa? Lui era quasi centenario e anche Sara era piuttosto avanti negli anni. Per via naturale era impossibile che i loro corpi concepissero la vita, ma la fede di entrambi permise loro di tornare indietro se non nel tempo almeno nella forza, nel vigore che avevano fino al tempo in cui i loro corpi erano stati capaci di concepire! Attraverso la fede, Abramo e Sara, per un momento, smisero di essere due centenari!
Quando siamo oppressi e carichi di dubbi, il nostro corpo ne risente, ma quando ci lasciamo fortificare dalla fede, il corpo diventa più forte! È la fede che ci fortifica!
Abramo non solo riteneva Dio veritiero, ma sapeva anche che quel che Dio diceva sarebbe anche stato capace di portare a compimento quel che diceva. Che opinione abbiamo di Dio? Sappiamo che Lui può fare quello che ha detto?
Che misura di fede abbiamo quando arriva il momento di usarla?
Possiamo averne una misura iniziale, una grande fede o una piena certezza, ma di sicuro la fede non richiede un nostro “sforzo” perché essa “viene” dall’udire la Parola. Si tratta di un qualcosa che avviene automaticamente conoscendo sempre di più Dio.
La nostra fede ci porterà a trionfo così come è stato per Abramo!
Il nemico, abbiamo detto, vuole che meditiamo e idolatriamo il problema, ma cosa dice il Salmo 77:11-20? Su cosa ci esorta a meditare questa Scrittura?
Il salmista sta vivendo un momento difficile, eppure cosa fa? Su cosa medita? Non medita su cose passate, ma sul presente e si proietta verso il futuro ed è così che dobbiamo vivere! Ritornando a meditare su Dio, sulla Sua persona, esce fuori dalla propria condizione di afflizione.
Cosa fa Abramo e cosa disse per dare gloria a Dio?
Considerò l’eternità di Dio: come Eterno conosce inizio e fine e quando riceviamo una promessa da Dio, stiamo ricevendo da Lui una notizia riguardante il punto finale di un processo. Quando Gesù dice a Pietro che sarebbe stato pescatore di uomini, lui era solo un pescatore di pesci, ma Dio vede l’inizio, vede il punto di partenza, ma anche l’arrivo: perché è l’Eterno e vede le cose da un eterno presente.
Abramo considerò la gloria di Dio, la Sua onnipresenza, la Sua onniscenza. Dio conosce il tempo che intercorre tra il momento della promessa a quello del suo adempimento. Dio ha già preparato ogni cosa affinché passiamo il processo, perché tutte le cose sono sempre presenti davanti ai Suoi occhi!
Abramo considerò l’onnipotenza di Dio: onnipotenza reale, assoluta ed eterna!
Ho scritto una lettera a Dio. Fingi di essere nella tua cameretta e che Lui ti abbia dato una parola.
“Signore tu mi hai fatto questa promessa, straordinaria promossa. Ti onoro, nonostante la mia fragilità, le cadute e le tempeste, diventerò una colonna. Signore io considero la mia umanità, ma ancora di più io considero la tua Parola. In base al fatto che tu sei ciò che sei e che non fai mai una promesse con leggerezza. Padre mio non ti metterò mai al livello di un uomo. Tu sai bene che alcune volte facciamo delle promesse e non le rispettiamo. Signore questo non vale per te. Signore tu non fai una promessa senza vedere la fine. Tu sei il Padre degli astri, tu sei lo stesso in eterno, ho piena fiducia in te. Tu manterrai la tua parola. Io ti adoro. Io dimoro in te, ieri oggi e in eterno. Amen”
Voglio iniziare dicendo che so che è un grande privilegio, per me, servire il popolo dei grandemente amati da Dio. Dico “so”, perché non è una cosa che “sento”, ma una cosa che la mia fede mi attesta. Parlerò di Fede e partiremo da Ebrei 11, mettendo con questo delle basi. Dal verso 32 leggiamo di quelli che conosciamo come “eroi della fede”.
La Parola ci presenta qui diversi personaggi che hanno affrontato sfide diverse ed hanno conseguito vittorie diverse. Quello che li accomuna è il “per fede”: la sola fede ha permesso a queste persone diverse di affrontare le diverse battaglie e vincerle. La fede ha portato vittoria in aree diverse della loro vita. Cosa significa questo? Chiediamocelo, perché è basilare: senza una fede profonda e reale in Dio non possiamo essere dei veri discepoli.
Abacuc 2:4 ci ricorda che il giusto vivrà per la sua fede: si tratta di un principio per cui nessuno può vivere della fede degli altri. Noi viviamo la vita di cui Cristo ci ha resi beneficiari, ma possiamo farlo per fede. Io e te possiamo essere edificati, incoraggiati, sostenuti dalla fede degli altri, ma Dio ha stabilito che ognuno di noi debba vivere per la propria fede. Questo ci fa capire che dobbiamo crescere “personalmente” nella fede, perché nel rapporto con il Signore non possiamo vivere delle risorse spirituali degli altri.
Quando vediamo un bambino, ci è naturale vederlo in braccia ai genitori, ma quando quel bambino cresce è altrettanto naturale che quel bambino sia cresciuto e stia sulle proprie gambe.
Prendiamo Romani 1:16-17 che ci riporta proprio questo principio.
Non so se vi è mai capitato di dubitare della vostra fede: il nemico vuole negare la misura di fede che Dio ti ha dato, ma è una bugia! Dobbiamo farla crescere, alimentarla e praticarla, ma ne abbiamo una misura iniziale data da Dio. Il Signore potrà farci passare attraverso delle situazioni in cui la nostra fede sarà chiamata a crescere, situazioni in cui quel granello di senape dovrà essere messo in atto.
La fede si basa sulle promesse e sugli ordini di Dio.
Quando leggiamo la Parola, lo Spirito Santo “imprime” in noi le promesse di Dio.
Quanto agli ordini, c’è da dire solo che se Dio ha ordinato una cosa, quella sarà resa possibile da Lui stesso. La fede ubbidisce a Dio, perché essa opera nel campo del soprannaturale, nel campo di ciò che è naturalmente impossibile. Quando noi ubbidiamo agli ordini di Dio, Lui interviene con il soprannaturale: il popolo camminò nel deserto fino al mare (naturale) e poi entrò in scena Dio che aprì il mare.
Efesini 2:8-9 ci fa vedere come, attraverso la fede, abbiamo ricevuto Cristo e la salvezza: quella è la prima volta che abbiamo sperimentato il soprannaturale! La fede porta Dio sulla scena. Quando siamo impantanati e agiamo per fede, permettiamo a Dio di entrare in scena e operare come Lui solo può fare.
Quello che vale per la salvezza, vale anche per ogni altra cosa che affrontiamo. Vivere per fede ci permette di godere di tutte le benedizioni.
La fede rende possibile l’impossibile.
Vediamo Matteo 14, dal verso 22. Si tratta del passo in cui Pietro cammina sulle acque per andare verso Gesù. Abbiamo già detto che i discepoli non credevano ai fantasmi, ma Pietro aveva bisogno della certezza che quello fosse proprio Gesù. Ricordiamoci che Pietro, insieme agli altri, aveva ricevuto altri comandi da Gesù e ubbidendo ad essi aveva sperimentato il soprannaturale. Quindi conosceva l’importanza di camminare sull’ubbidienza ad un suo comando. Sapeva che ubbidire ad un comando di Gesù significava permettere al soprannaturale di manifestarsi. Pietro sapeva queste cose, eppure ad un certo punto – preso dalla paura – smette di ubbidire e in quel preciso momento viene meno il soprannaturale.
Vi ricordate Abramo, quando fu chiamato a sacrificare Isacco? Abramo si incammina verso il monte e nello stesso momento in cui lui si incammina, il montone che si sarebbe poi impigliato nel cespuglio, si incammina verso quel luogo. Se Abramo si fosse fermato, possiamo esser certi che anche quel montone si sarebbe fermato: siccome, però, Abramo non si fermò ed ubbidì a Dio, la sua ubbidienza permise al soprannaturale di Dio di non arrestarsi.
Il si a Dio fa intervenire il soprannaturale: io so che quando ubbidisco, Dio è con me e niente può fermare il compimento della volontà di Dio a cui sto ubbidendo!
Una cosa voglio dirla a proposito del nostro rapporto con Dio e della nostra preghiera: quando preghiamo, non rivolgiamoci a Dio dicendogli “Signore, che tu possa guarire… che tu voglia…”. Come se invece che pregare Dio, stessimo pregando “per Dio”.
Smith Sw. Andava dalle persone sulla sedia a rotelle e ordinava loro di alzarsi. Le persone erano sedute sulla sedia con la loro fede da anni e lui andava a portare un comando e quando quelle ubbidivano al comando si alzavano guarite!
Torniamo ad Abramo, il padre della fede e leggiamo Romani 4.18.
Vediamo cosa la fede permette ad Abramo di fare.
La fede di Abramo gli permise di credere nella promessa di Dio quando gli era stato detto che avrebbe avuto una discendenza come la sabbia del mare.
La fede di Abramo gli permise di affidarsi alla sola Parola di Dio: la fede non cerca dimostrazioni ed è contenta della semplice e sola Parola di Dio.
La fede di Abramo gli permise di credere contro ogni speranza.
La fede di Abramo gli permise di continuare a credere.
La fede di Abramo gli permise di agire in conseguenza alla Parola che aveva ricevuta. Lui viveva da “padre di moltitudini” prima di vedere l’adempimento della promessa, perché Dio gli aveva cambiato il nome ed in quel nome c’era il comando a camminare secondo quella nuova identità!
Vediamo adesso in che modo la fede di Abramo opera e partiamo da Romani 4:19.
Il nemico vuole che rimaniamo fermi a meditare e riguardare i problemi, le difficoltà, vuole che idolatriamo i problemi perché finché teniamo lo sguardo sui essi, siamo sotto scacco.
Attenzione, i dubbi arrivano per tutti. Perché la Bibbia ci esorta a prendere lo scudo della fede per spegnere i dardi infuocati del maligno. Quindi non è una eventualità che i dardi infuocati (i dubbi) arrivino, perché è una cosa che fa parte del nostro cammino. Solo che i dubbi vanno spenti con lo scudo della nostra fede! Nel buon combattimento della fede, ci deve per forza essere una offesa ed una reazione, ma dobbiamo trionfare nella fede e non cadere nell’incredulità!
La Bibbia ci dice che Abramo fu reso forte nella fede: cosa significa? Lui era quasi centenario e anche Sara era piuttosto avanti negli anni. Per via naturale era impossibile che i loro corpi concepissero la vita, ma la fede di entrambi permise loro di tornare indietro se non nel tempo almeno nella forza, nel vigore che avevano fino al tempo in cui i loro corpi erano stati capaci di concepire! Attraverso la fede, Abramo e Sara, per un momento, smisero di essere due centenari!
Quando siamo oppressi e carichi di dubbi, il nostro corpo ne risente, ma quando ci lasciamo fortificare dalla fede, il corpo diventa più forte! È la fede che ci fortifica!
Abramo non solo riteneva Dio veritiero, ma sapeva anche che quel che Dio diceva sarebbe anche stato capace di portare a compimento quel che diceva. Che opinione abbiamo di Dio? Sappiamo che Lui può fare quello che ha detto?
Che misura di fede abbiamo quando arriva il momento di usarla?
Possiamo averne una misura iniziale, una grande fede o una piena certezza, ma di sicuro la fede non richiede un nostro “sforzo” perché essa “viene” dall’udire la Parola. Si tratta di un qualcosa che avviene automaticamente conoscendo sempre di più Dio.
La nostra fede ci porterà a trionfo così come è stato per Abramo!
Il nemico, abbiamo detto, vuole che meditiamo e idolatriamo il problema, ma cosa dice il Salmo 77:11-20? Su cosa ci esorta a meditare questa Scrittura?
Il salmista sta vivendo un momento difficile, eppure cosa fa? Su cosa medita? Non medita su cose passate, ma sul presente e si proietta verso il futuro ed è così che dobbiamo vivere! Ritornando a meditare su Dio, sulla Sua persona, esce fuori dalla propria condizione di afflizione.
Cosa fa Abramo e cosa disse per dare gloria a Dio?
Considerò l’eternità di Dio: come Eterno conosce inizio e fine e quando riceviamo una promessa da Dio, stiamo ricevendo da Lui una notizia riguardante il punto finale di un processo. Quando Gesù dice a Pietro che sarebbe stato pescatore di uomini, lui era solo un pescatore di pesci, ma Dio vede l’inizio, vede il punto di partenza, ma anche l’arrivo: perché è l’Eterno e vede le cose da un eterno presente.
Abramo considerò la gloria di Dio, la Sua onnipresenza, la Sua onniscenza. Dio conosce il tempo che intercorre tra il momento della promessa a quello del suo adempimento. Dio ha già preparato ogni cosa affinché passiamo il processo, perché tutte le cose sono sempre presenti davanti ai Suoi occhi!
Abramo considerò l’onnipotenza di Dio: onnipotenza reale, assoluta ed eterna!
Ho scritto una lettera a Dio. Fingi di essere nella tua cameretta e che Lui ti abbia dato una parola.
“Signore tu mi hai fatto questa promessa, straordinaria promossa. Ti onoro, nonostante la mia fragilità, le cadute e le tempeste, diventerò una colonna. Signore io considero la mia umanità, ma ancora di più io considero la tua Parola. In base al fatto che tu sei ciò che sei e che non fai mai una promesse con leggerezza. Padre mio non ti metterò mai al livello di un uomo. Tu sai bene che alcune volte facciamo delle promesse e non le rispettiamo. Signore questo non vale per te. Signore tu non fai una promessa senza vedere la fine. Tu sei il Padre degli astri, tu sei lo stesso in eterno, ho piena fiducia in te. Tu manterrai la tua parola. Io ti adoro. Io dimoro in te, ieri oggi e in eterno. Amen”
Voglio iniziare dicendo che so che è un grande privilegio, per me, servire il popolo dei grandemente amati da Dio. Dico “so”, perché non è una cosa che “sento”, ma una cosa che la mia fede mi attesta. Parlerò di Fede e partiremo da Ebrei 11, mettendo con questo delle basi. Dal verso 32 leggiamo di quelli che conosciamo come “eroi della fede”.
La Parola ci presenta qui diversi personaggi che hanno affrontato sfide diverse ed hanno conseguito vittorie diverse. Quello che li accomuna è il “per fede”: la sola fede ha permesso a queste persone diverse di affrontare le diverse battaglie e vincerle. La fede ha portato vittoria in aree diverse della loro vita. Cosa significa questo? Chiediamocelo, perché è basilare: senza una fede profonda e reale in Dio non possiamo essere dei veri discepoli.
Abacuc 2:4 ci ricorda che il giusto vivrà per la sua fede: si tratta di un principio per cui nessuno può vivere della fede degli altri. Noi viviamo la vita di cui Cristo ci ha resi beneficiari, ma possiamo farlo per fede. Io e te possiamo essere edificati, incoraggiati, sostenuti dalla fede degli altri, ma Dio ha stabilito che ognuno di noi debba vivere per la propria fede. Questo ci fa capire che dobbiamo crescere “personalmente” nella fede, perché nel rapporto con il Signore non possiamo vivere delle risorse spirituali degli altri.
Quando vediamo un bambino, ci è naturale vederlo in braccia ai genitori, ma quando quel bambino cresce è altrettanto naturale che quel bambino sia cresciuto e stia sulle proprie gambe.
Prendiamo Romani 1:16-17 che ci riporta proprio questo principio.
Non so se vi è mai capitato di dubitare della vostra fede: il nemico vuole negare la misura di fede che Dio ti ha dato, ma è una bugia! Dobbiamo farla crescere, alimentarla e praticarla, ma ne abbiamo una misura iniziale data da Dio. Il Signore potrà farci passare attraverso delle situazioni in cui la nostra fede sarà chiamata a crescere, situazioni in cui quel granello di senape dovrà essere messo in atto.
La fede si basa sulle promesse e sugli ordini di Dio.
Quando leggiamo la Parola, lo Spirito Santo “imprime” in noi le promesse di Dio.
Quanto agli ordini, c’è da dire solo che se Dio ha ordinato una cosa, quella sarà resa possibile da Lui stesso. La fede ubbidisce a Dio, perché essa opera nel campo del soprannaturale, nel campo di ciò che è naturalmente impossibile. Quando noi ubbidiamo agli ordini di Dio, Lui interviene con il soprannaturale: il popolo camminò nel deserto fino al mare (naturale) e poi entrò in scena Dio che aprì il mare.
Efesini 2:8-9 ci fa vedere come, attraverso la fede, abbiamo ricevuto Cristo e la salvezza: quella è la prima volta che abbiamo sperimentato il soprannaturale! La fede porta Dio sulla scena. Quando siamo impantanati e agiamo per fede, permettiamo a Dio di entrare in scena e operare come Lui solo può fare.
Quello che vale per la salvezza, vale anche per ogni altra cosa che affrontiamo. Vivere per fede ci permette di godere di tutte le benedizioni.
La fede rende possibile l’impossibile.
Vediamo Matteo 14, dal verso 22. Si tratta del passo in cui Pietro cammina sulle acque per andare verso Gesù. Abbiamo già detto che i discepoli non credevano ai fantasmi, ma Pietro aveva bisogno della certezza che quello fosse proprio Gesù. Ricordiamoci che Pietro, insieme agli altri, aveva ricevuto altri comandi da Gesù e ubbidendo ad essi aveva sperimentato il soprannaturale. Quindi conosceva l’importanza di camminare sull’ubbidienza ad un suo comando. Sapeva che ubbidire ad un comando di Gesù significava permettere al soprannaturale di manifestarsi. Pietro sapeva queste cose, eppure ad un certo punto – preso dalla paura – smette di ubbidire e in quel preciso momento viene meno il soprannaturale.
Vi ricordate Abramo, quando fu chiamato a sacrificare Isacco? Abramo si incammina verso il monte e nello stesso momento in cui lui si incammina, il montone che si sarebbe poi impigliato nel cespuglio, si incammina verso quel luogo. Se Abramo si fosse fermato, possiamo esser certi che anche quel montone si sarebbe fermato: siccome, però, Abramo non si fermò ed ubbidì a Dio, la sua ubbidienza permise al soprannaturale di Dio di non arrestarsi.
Il si a Dio fa intervenire il soprannaturale: io so che quando ubbidisco, Dio è con me e niente può fermare il compimento della volontà di Dio a cui sto ubbidendo!
Una cosa voglio dirla a proposito del nostro rapporto con Dio e della nostra preghiera: quando preghiamo, non rivolgiamoci a Dio dicendogli “Signore, che tu possa guarire… che tu voglia…”. Come se invece che pregare Dio, stessimo pregando “per Dio”.
Smith Sw. Andava dalle persone sulla sedia a rotelle e ordinava loro di alzarsi. Le persone erano sedute sulla sedia con la loro fede da anni e lui andava a portare un comando e quando quelle ubbidivano al comando si alzavano guarite!
Torniamo ad Abramo, il padre della fede e leggiamo Romani 4.18.
Vediamo cosa la fede permette ad Abramo di fare.
La fede di Abramo gli permise di credere nella promessa di Dio quando gli era stato detto che avrebbe avuto una discendenza come la sabbia del mare.
La fede di Abramo gli permise di affidarsi alla sola Parola di Dio: la fede non cerca dimostrazioni ed è contenta della semplice e sola Parola di Dio.
La fede di Abramo gli permise di credere contro ogni speranza.
La fede di Abramo gli permise di continuare a credere.
La fede di Abramo gli permise di agire in conseguenza alla Parola che aveva ricevuta. Lui viveva da “padre di moltitudini” prima di vedere l’adempimento della promessa, perché Dio gli aveva cambiato il nome ed in quel nome c’era il comando a camminare secondo quella nuova identità!
Vediamo adesso in che modo la fede di Abramo opera e partiamo da Romani 4:19.
Il nemico vuole che rimaniamo fermi a meditare e riguardare i problemi, le difficoltà, vuole che idolatriamo i problemi perché finché teniamo lo sguardo sui essi, siamo sotto scacco.
Attenzione, i dubbi arrivano per tutti. Perché la Bibbia ci esorta a prendere lo scudo della fede per spegnere i dardi infuocati del maligno. Quindi non è una eventualità che i dardi infuocati (i dubbi) arrivino, perché è una cosa che fa parte del nostro cammino. Solo che i dubbi vanno spenti con lo scudo della nostra fede! Nel buon combattimento della fede, ci deve per forza essere una offesa ed una reazione, ma dobbiamo trionfare nella fede e non cadere nell’incredulità!
La Bibbia ci dice che Abramo fu reso forte nella fede: cosa significa? Lui era quasi centenario e anche Sara era piuttosto avanti negli anni. Per via naturale era impossibile che i loro corpi concepissero la vita, ma la fede di entrambi permise loro di tornare indietro se non nel tempo almeno nella forza, nel vigore che avevano fino al tempo in cui i loro corpi erano stati capaci di concepire! Attraverso la fede, Abramo e Sara, per un momento, smisero di essere due centenari!
Quando siamo oppressi e carichi di dubbi, il nostro corpo ne risente, ma quando ci lasciamo fortificare dalla fede, il corpo diventa più forte! È la fede che ci fortifica!
Abramo non solo riteneva Dio veritiero, ma sapeva anche che quel che Dio diceva sarebbe anche stato capace di portare a compimento quel che diceva. Che opinione abbiamo di Dio? Sappiamo che Lui può fare quello che ha detto?
Che misura di fede abbiamo quando arriva il momento di usarla?
Possiamo averne una misura iniziale, una grande fede o una piena certezza, ma di sicuro la fede non richiede un nostro “sforzo” perché essa “viene” dall’udire la Parola. Si tratta di un qualcosa che avviene automaticamente conoscendo sempre di più Dio.
La nostra fede ci porterà a trionfo così come è stato per Abramo!
Il nemico, abbiamo detto, vuole che meditiamo e idolatriamo il problema, ma cosa dice il Salmo 77:11-20? Su cosa ci esorta a meditare questa Scrittura?
Il salmista sta vivendo un momento difficile, eppure cosa fa? Su cosa medita? Non medita su cose passate, ma sul presente e si proietta verso il futuro ed è così che dobbiamo vivere! Ritornando a meditare su Dio, sulla Sua persona, esce fuori dalla propria condizione di afflizione.
Cosa fa Abramo e cosa disse per dare gloria a Dio?
Considerò l’eternità di Dio: come Eterno conosce inizio e fine e quando riceviamo una promessa da Dio, stiamo ricevendo da Lui una notizia riguardante il punto finale di un processo. Quando Gesù dice a Pietro che sarebbe stato pescatore di uomini, lui era solo un pescatore di pesci, ma Dio vede l’inizio, vede il punto di partenza, ma anche l’arrivo: perché è l’Eterno e vede le cose da un eterno presente.
Abramo considerò la gloria di Dio, la Sua onnipresenza, la Sua onniscenza. Dio conosce il tempo che intercorre tra il momento della promessa a quello del suo adempimento. Dio ha già preparato ogni cosa affinché passiamo il processo, perché tutte le cose sono sempre presenti davanti ai Suoi occhi!
Abramo considerò l’onnipotenza di Dio: onnipotenza reale, assoluta ed eterna!
Ho scritto una lettera a Dio. Fingi di essere nella tua cameretta e che Lui ti abbia dato una parola.
“Signore tu mi hai fatto questa promessa, straordinaria promossa. Ti onoro, nonostante la mia fragilità, le cadute e le tempeste, diventerò una colonna. Signore io considero la mia umanità, ma ancora di più io considero la tua Parola. In base al fatto che tu sei ciò che sei e che non fai mai una promesse con leggerezza. Padre mio non ti metterò mai al livello di un uomo. Tu sai bene che alcune volte facciamo delle promesse e non le rispettiamo. Signore questo non vale per te. Signore tu non fai una promessa senza vedere la fine. Tu sei il Padre degli astri, tu sei lo stesso in eterno, ho piena fiducia in te. Tu manterrai la tua parola. Io ti adoro. Io dimoro in te, ieri oggi e in eterno. Amen”
Voglio iniziare dicendo che so che è un grande privilegio, per me, servire il popolo dei grandemente amati da Dio. Dico “so”, perché non è una cosa che “sento”, ma una cosa che la mia fede mi attesta. Parlerò di Fede e partiremo da Ebrei 11, mettendo con questo delle basi. Dal verso 32 leggiamo di quelli che conosciamo come “eroi della fede”.
La Parola ci presenta qui diversi personaggi che hanno affrontato sfide diverse ed hanno conseguito vittorie diverse. Quello che li accomuna è il “per fede”: la sola fede ha permesso a queste persone diverse di affrontare le diverse battaglie e vincerle. La fede ha portato vittoria in aree diverse della loro vita. Cosa significa questo? Chiediamocelo, perché è basilare: senza una fede profonda e reale in Dio non possiamo essere dei veri discepoli.
Abacuc 2:4 ci ricorda che il giusto vivrà per la sua fede: si tratta di un principio per cui nessuno può vivere della fede degli altri. Noi viviamo la vita di cui Cristo ci ha resi beneficiari, ma possiamo farlo per fede. Io e te possiamo essere edificati, incoraggiati, sostenuti dalla fede degli altri, ma Dio ha stabilito che ognuno di noi debba vivere per la propria fede. Questo ci fa capire che dobbiamo crescere “personalmente” nella fede, perché nel rapporto con il Signore non possiamo vivere delle risorse spirituali degli altri.
Quando vediamo un bambino, ci è naturale vederlo in braccia ai genitori, ma quando quel bambino cresce è altrettanto naturale che quel bambino sia cresciuto e stia sulle proprie gambe.
Prendiamo Romani 1:16-17 che ci riporta proprio questo principio.
Non so se vi è mai capitato di dubitare della vostra fede: il nemico vuole negare la misura di fede che Dio ti ha dato, ma è una bugia! Dobbiamo farla crescere, alimentarla e praticarla, ma ne abbiamo una misura iniziale data da Dio. Il Signore potrà farci passare attraverso delle situazioni in cui la nostra fede sarà chiamata a crescere, situazioni in cui quel granello di senape dovrà essere messo in atto.
La fede si basa sulle promesse e sugli ordini di Dio.
Quando leggiamo la Parola, lo Spirito Santo “imprime” in noi le promesse di Dio.
Quanto agli ordini, c’è da dire solo che se Dio ha ordinato una cosa, quella sarà resa possibile da Lui stesso. La fede ubbidisce a Dio, perché essa opera nel campo del soprannaturale, nel campo di ciò che è naturalmente impossibile. Quando noi ubbidiamo agli ordini di Dio, Lui interviene con il soprannaturale: il popolo camminò nel deserto fino al mare (naturale) e poi entrò in scena Dio che aprì il mare.
Efesini 2:8-9 ci fa vedere come, attraverso la fede, abbiamo ricevuto Cristo e la salvezza: quella è la prima volta che abbiamo sperimentato il soprannaturale! La fede porta Dio sulla scena. Quando siamo impantanati e agiamo per fede, permettiamo a Dio di entrare in scena e operare come Lui solo può fare.
Quello che vale per la salvezza, vale anche per ogni altra cosa che affrontiamo. Vivere per fede ci permette di godere di tutte le benedizioni.
La fede rende possibile l’impossibile.
Vediamo Matteo 14, dal verso 22. Si tratta del passo in cui Pietro cammina sulle acque per andare verso Gesù. Abbiamo già detto che i discepoli non credevano ai fantasmi, ma Pietro aveva bisogno della certezza che quello fosse proprio Gesù. Ricordiamoci che Pietro, insieme agli altri, aveva ricevuto altri comandi da Gesù e ubbidendo ad essi aveva sperimentato il soprannaturale. Quindi conosceva l’importanza di camminare sull’ubbidienza ad un suo comando. Sapeva che ubbidire ad un comando di Gesù significava permettere al soprannaturale di manifestarsi. Pietro sapeva queste cose, eppure ad un certo punto – preso dalla paura – smette di ubbidire e in quel preciso momento viene meno il soprannaturale.
Vi ricordate Abramo, quando fu chiamato a sacrificare Isacco? Abramo si incammina verso il monte e nello stesso momento in cui lui si incammina, il montone che si sarebbe poi impigliato nel cespuglio, si incammina verso quel luogo. Se Abramo si fosse fermato, possiamo esser certi che anche quel montone si sarebbe fermato: siccome, però, Abramo non si fermò ed ubbidì a Dio, la sua ubbidienza permise al soprannaturale di Dio di non arrestarsi.
Il si a Dio fa intervenire il soprannaturale: io so che quando ubbidisco, Dio è con me e niente può fermare il compimento della volontà di Dio a cui sto ubbidendo!
Una cosa voglio dirla a proposito del nostro rapporto con Dio e della nostra preghiera: quando preghiamo, non rivolgiamoci a Dio dicendogli “Signore, che tu possa guarire… che tu voglia…”. Come se invece che pregare Dio, stessimo pregando “per Dio”.
Smith Sw. Andava dalle persone sulla sedia a rotelle e ordinava loro di alzarsi. Le persone erano sedute sulla sedia con la loro fede da anni e lui andava a portare un comando e quando quelle ubbidivano al comando si alzavano guarite!
Torniamo ad Abramo, il padre della fede e leggiamo Romani 4.18.
Vediamo cosa la fede permette ad Abramo di fare.
La fede di Abramo gli permise di credere nella promessa di Dio quando gli era stato detto che avrebbe avuto una discendenza come la sabbia del mare.
La fede di Abramo gli permise di affidarsi alla sola Parola di Dio: la fede non cerca dimostrazioni ed è contenta della semplice e sola Parola di Dio.
La fede di Abramo gli permise di credere contro ogni speranza.
La fede di Abramo gli permise di continuare a credere.
La fede di Abramo gli permise di agire in conseguenza alla Parola che aveva ricevuta. Lui viveva da “padre di moltitudini” prima di vedere l’adempimento della promessa, perché Dio gli aveva cambiato il nome ed in quel nome c’era il comando a camminare secondo quella nuova identità!
Vediamo adesso in che modo la fede di Abramo opera e partiamo da Romani 4:19.
Il nemico vuole che rimaniamo fermi a meditare e riguardare i problemi, le difficoltà, vuole che idolatriamo i problemi perché finché teniamo lo sguardo sui essi, siamo sotto scacco.
Attenzione, i dubbi arrivano per tutti. Perché la Bibbia ci esorta a prendere lo scudo della fede per spegnere i dardi infuocati del maligno. Quindi non è una eventualità che i dardi infuocati (i dubbi) arrivino, perché è una cosa che fa parte del nostro cammino. Solo che i dubbi vanno spenti con lo scudo della nostra fede! Nel buon combattimento della fede, ci deve per forza essere una offesa ed una reazione, ma dobbiamo trionfare nella fede e non cadere nell’incredulità!
La Bibbia ci dice che Abramo fu reso forte nella fede: cosa significa? Lui era quasi centenario e anche Sara era piuttosto avanti negli anni. Per via naturale era impossibile che i loro corpi concepissero la vita, ma la fede di entrambi permise loro di tornare indietro se non nel tempo almeno nella forza, nel vigore che avevano fino al tempo in cui i loro corpi erano stati capaci di concepire! Attraverso la fede, Abramo e Sara, per un momento, smisero di essere due centenari!
Quando siamo oppressi e carichi di dubbi, il nostro corpo ne risente, ma quando ci lasciamo fortificare dalla fede, il corpo diventa più forte! È la fede che ci fortifica!
Abramo non solo riteneva Dio veritiero, ma sapeva anche che quel che Dio diceva sarebbe anche stato capace di portare a compimento quel che diceva. Che opinione abbiamo di Dio? Sappiamo che Lui può fare quello che ha detto?
Che misura di fede abbiamo quando arriva il momento di usarla?
Possiamo averne una misura iniziale, una grande fede o una piena certezza, ma di sicuro la fede non richiede un nostro “sforzo” perché essa “viene” dall’udire la Parola. Si tratta di un qualcosa che avviene automaticamente conoscendo sempre di più Dio.
La nostra fede ci porterà a trionfo così come è stato per Abramo!
Il nemico, abbiamo detto, vuole che meditiamo e idolatriamo il problema, ma cosa dice il Salmo 77:11-20? Su cosa ci esorta a meditare questa Scrittura?
Il salmista sta vivendo un momento difficile, eppure cosa fa? Su cosa medita? Non medita su cose passate, ma sul presente e si proietta verso il futuro ed è così che dobbiamo vivere! Ritornando a meditare su Dio, sulla Sua persona, esce fuori dalla propria condizione di afflizione.
Cosa fa Abramo e cosa disse per dare gloria a Dio?
Considerò l’eternità di Dio: come Eterno conosce inizio e fine e quando riceviamo una promessa da Dio, stiamo ricevendo da Lui una notizia riguardante il punto finale di un processo. Quando Gesù dice a Pietro che sarebbe stato pescatore di uomini, lui era solo un pescatore di pesci, ma Dio vede l’inizio, vede il punto di partenza, ma anche l’arrivo: perché è l’Eterno e vede le cose da un eterno presente.
Abramo considerò la gloria di Dio, la Sua onnipresenza, la Sua onniscenza. Dio conosce il tempo che intercorre tra il momento della promessa a quello del suo adempimento. Dio ha già preparato ogni cosa affinché passiamo il processo, perché tutte le cose sono sempre presenti davanti ai Suoi occhi!
Abramo considerò l’onnipotenza di Dio: onnipotenza reale, assoluta ed eterna!
Ho scritto una lettera a Dio. Fingi di essere nella tua cameretta e che Lui ti abbia dato una parola.
“Signore tu mi hai fatto questa promessa, straordinaria promossa. Ti onoro, nonostante la mia fragilità, le cadute e le tempeste, diventerò una colonna. Signore io considero la mia umanità, ma ancora di più io considero la tua Parola. In base al fatto che tu sei ciò che sei e che non fai mai una promesse con leggerezza. Padre mio non ti metterò mai al livello di un uomo. Tu sai bene che alcune volte facciamo delle promesse e non le rispettiamo. Signore questo non vale per te. Signore tu non fai una promessa senza vedere la fine. Tu sei il Padre degli astri, tu sei lo stesso in eterno, ho piena fiducia in te. Tu manterrai la tua parola. Io ti adoro. Io dimoro in te, ieri oggi e in eterno. Amen”
“Signore tu mi hai fatto questa promessa, straordinaria promossa. Ti onoro, nonostante la mia fragilità, le cadute e le tempeste, diventerò una colonna. Signore io considero la mia umanità, ma ancora di più io considero la tua Parola. In base al fatto che tu sei ciò che sei e che non fai mai una promesse con leggerezza. Padre mio non ti metterò mai al livello di un uomo. Tu sai bene che alcune volte facciamo delle promesse e non le rispettiamo. Signore questo non vale per te. Signore tu non fai una promessa senza vedere la fine. Tu sei il Padre degli astri, tu sei lo stesso in eterno, ho piena fiducia in te. Tu manterrai la tua parola. Io ti adoro. Io dimoro in te, ieri oggi e in eterno. Amen”