Un incontro forte con Dio – #Pastore Elia Cascio

Un incontro forte con Dio – #Pastore Elia Cascio

Sapete, quando c’è qualcuno che sta faticando, qualcuno che si sta sacrificando per la salvezza di anche una sola persona, c’è un proposito di Dio che sta venendo a compimento. La salvezza è il punto di partenza del proponimento divino e non dobbiamo fermarci solo al punto di partenza, ma dobbiamo giungere alla conoscenza della Verità (come Paolo dice scrivendo a Timoteo). Del resto, Gesù ci ha comandato di fare discepoli, non semplici credenti. Dobbiamo essere persone che abbiano un impatto tremendo con la persona di Dio, non semplici persone che credono. Dio vuole persone che abbiano fatto la scelta perentoria e precisa di essere sconvolti da Lui, perché il proponimento divino c’è per tutti, per quelli che sono qui oggi, ma anche per quelli che sono fuori e magari, in questo momento, stanno pensando di fare qualcosa di male…

Questa mattina, tornando dopo tanto tempo, avverto qualcosa di nuovo, l’aprirsi di una nuova stagione che porterà qualcosa di straordinario che non si fermerà più…

Oggi desidero condividere qualcosa di forte che è cominciato alcuni mesi fa durante l’intercessione. Lo Spirito Santo, in modo molto forte, in pochi secondi per decine di volte mi ha detto “se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede dammi da bere…”.

Mi sono interrogato su questa frase che Gesù ha rivolto alla samaritana e sul significato di questo “conoscere” che è “contemplare”: quella preghiera contemplativa in cui tu riesci a stare in silenzio alla Sua presenza. Spesso, quando ci mettiamo in preghiera, i primi minuti sono affollati di pensieri, richieste, preoccupazioni… ma andando a vedere un insegnamento basilare (riportato anche nel NT), leggiamo in I Re18, dal verso 30.

Riconosciamo che non abbiamo un modo corretto di pregare, perché la nostra mente non è ancora rinnovata e abbiamo la cultura di questo mondo nella nostra mente. Abbiamo spesso bisogno di essere guariti nell’anima, nei sentimenti perché la nostra vita di preghiera è fortemente influenzata da quello che viviamo, ma così scartiamo a priori che l’eccellenza sta nella presenza!

Leggiamo la Parola (I Re 18:30-32)

Allora Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!». Così tutto il popolo si avvicinò a lui, ed egli restaurò l’altare dell’Eterno che era stato demolito. 31Poi Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale l’Eterno aveva detto: «Il tuo nome sarà Israele». 32Con le pietre edificò un altare al nome dell’Eterno e fece intorno all’altare un fosso della capacità di due misure di grano. 

Notiamo che la parola “restaurare”, nella versione originale, è tradotto come “guarire”. Noi abbiamo bisogno di essere guariti nell’anima perché cosi come siamo vediamo Dio sulla base di come il nostro cuore è, ma in Esodo 6, dal verso 3, Dio dice a Mosè che si sarebbe manifestato come “il Dio dell’impossibile” e questo ci fa capire che dobbiamo conoscere ancora il Dio dell’impossibile. Spesso, filtriamo il Vangelo, attraverso la nostra approvazione mentale, ma c’è una rivelazione progressiva di chi Dio è (lo leggiamo proprio nel passo di Esodo che abbiamo citato).

Tornando al passo di I Re, vediamo che Elia stava restaurando l’altare facendo la propria parte per restaurare l’intima comunione con Dio da cui sarebbe discesa ogni cosa. Spesso la nostra mente è imbottita da tante nozioni religiose, ma rifiutiamo la presenza di Dio perché è come se Adamo, dopo essere stato formato da Dio, avesse rifiutato il Suo soffio vitale!

Oggi la chiesa ha un grande bisogno di stare alla presenza di Dio con una preghiera contemplativa.

Elia ricostruisce l’altare, lo “guarisce” e questo ci fa comprendere che abbiamo bisogno di essere guariti da tutte le cose che ci portano ad avere un tipo di preghiera che rimane al di sotto di quello che potrebbe essere. Una preghiera che ci porta a vedere Dio per quello che è, non per quello che può darci!

Non so se riesco ad esprimere il grande bisogno che abbiamo di cercare di più la Sua presenza e quello che fa Elia in questo passo è straordinario nella misura in cui riporta un’immagine meravigliosa di Dio ed il processo che occorre per questo. Dobbiamo ricercare un impatto fisico con Dio, in cui ci rendiamo conto solo del Cielo che sta intorno a noi. La chiesa degli Atti era abituata a questo!

Nel Getsemani gli apostoli, turbati e oppressi nell’anima, non erano riusciti a vegliare neppure un’ora, eppure c’era Gesù con loro! Capite quanto incidono i nostri pensieri, i nostri turbamenti? Gesù sudava sangue perché si sforzava di battagliare con la tempesta interna che era pure in Lui.

Quegli stessi apostoli che prima si erano addormentati, a Pentecoste, erano stati poi capaci di restare nello stesso luogo per dieci giorni, così come Gesù aveva detto loro, per aspettare quello che era stato promesso: il suono dal Cielo.

La preghiera intima, quella che cerca solo la presenza di Dio ci porta davanti a cose tremende, cose a cui la nostra mente non è ancora abituata! Nella prima chiesa erano abituati a questo, perché erano avvezzi a far tacere la mente. Qual è la conseguenza di questo? La conseguenza è l’intimità con il Dio onnipotente ed è un’intimità che non viene vissuta solo dagli apostoli, ma da discepoli come Anania (a cui Dio chiede di andare da Paolo) o come il centurione Cornelio.

Dio vuole guarire la Sua chiesa dalle motivazioni nella vita di preghiera, per avere un impatto come mai è stato con la Sua presenza.

In Ecclesiaste 8:3 leggiamo:

Non avere fretta ad allontanarti dalla sua presenza e non persistere in una cosa cattiva, perché egli fa tutto ciò che gli piace.

Qui la parola “cose cattive” è abitudini sbagliate, perché “egli fa tutto ciò che gli piace” cioè “a Dio piace fare farti del bene”.

Chiuditi nella cameretta! Non avere fretta!

Molto spesso, investiamo per vivere esperienze che ci portino qualcosa di buono.

II Corinzi 13:13 ci riporta le parole che spesso sono usate come benedizione alla fine del culto:

La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Amen.

Tutte queste parole, “grazia”, “amore”, “comunione” sono seguite da un “siano”, cioè da un ordine a sperimentare queste cose. Ci sono tutte queste cose nella nostra vita di ogni giorno? Dobbiamo spendere tempo di qualità nella comunione con lo Spirito Santo.

Conosciamo la grazia, ma stiamo sperimentando la comunione con Dio?

Torniamo all’episodio della samaritana ed andiamo in Giovanni 4, dal verso 5.

Arrivò dunque in una città dellaSamaria, detta Sichar, vicino al podere che Giacobbe aveva dato a Giuseppe, suo figlio. 6Or qui c’era il pozzo di Giacobbe. E Gesù, affaticato dal cammino, sedeva così presso il pozzo; era circa l’ora sesta. 7Una donna di Samaria venne per attingere l’acqua. E Gesù le disse: «Dammi da bere», 

Gesù chiede alla donna di darGli da bere: quando Gesù ti chiede qualcosa ti sta chiedendo di ministrare a Lui. Molti ministri siamo occupati a pensare alle persone che curiamo, ma non sempre ministriamo a Dio.

Proseguiamo la lettura:

perché i suoi discepoli erano andati in città a comperare del cibo. 9Ma la donna samaritana gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» (Infatti i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani). 10Gesù rispose e le disse: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva».

Gesù non le dice “se conoscessi gli evangelici…”, le risponde “se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti sta chiedendo da bere…”. Quando conosciamo il valore di una persona, diamo peso a quello che quella persona fa o dice, fossero anche cose minime, diamo grande peso.

La donna gli disse: «Signore, tu non hai neppure un secchio per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest‘acqua viva? 12Sei tu forse più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso, i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù rispose e le disse: «Chiunque beve di quest’acqua, avrà ancora sete, 14ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete in eterno; ma l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che zampilla in vita eterna».

Ed ecco che cominciano i ragionamenti umani: non hai un secchio… sei forse più grande di Giacobbe… Insomma, la donna guarda la propria conoscenza, guarda il naturale.

Ma qui si parla della presenza di Dio nella tua cameretta: quella intimità che porta in te non tanto l’acqua, ma la fonte stessa!

Quante volte siamo andati ad attingere l’acqua al pozzo? Quante volte abbiamo cercato la fonte in vari posti?

Alla richiesta della donna di avere quell’acqua che le avrebbe permesso di smettere di andare ogni giorno alla fonte, Gesù risponde invitandola ad andare a chiamare il marito e sapeva, ovviamente, che la donna ne aveva avuto già cinque e quello con cui viveva non lo era, ma quando impatti con la presenza di Dio, Lui chiama le cose che non sono come se fossero e da quel momento, dal momento in cui la donna riconosce Gesù come profeta, si apre in lei una conoscenza progressiva: una tremenda rivelazione di chi Dio è.

La donna gli disse: «Signore, dammi quest’acqua, affinché io non abbia piùsete e non venga piùqui ad attingere». 16Gesù le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e torna qui». 17La donna rispose e glidisse: «Io non ho marito». Gesù le disse: «Hai detto bene: “Non ho marito”, 18perché tu hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto la verità». 19La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20I nostri padri hanno adorato su questo monte, e voi dite che è a Gerusalemme il luogo dove si deve adorare». 21Gesù le disse: «Donna, credimi: l’ora viene che né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo; perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. 24Dio èSpirito, e quelli che lo adorano devono adorarloin spirito e verità». 25La donna gli disse: «Io so che il Messia, che è chiamato Cristo, deve venire; quando sarà venuto lui ci annunzierà ogni cosa». 26Gesù le disse: «Io sono, coluiche ti parla».

Non sono molti quelli a cui Dio si è presentato come l’Io sono, ma lo fa con questa donna e lei lascia il secchio. Lasciare il secchio significa lasciare le cose che ci impediscono di avere una intima relazione con Dio: quella relazione in cui ministriamo a Dio.

In quel momentoarrivarono i suoi discepoli e si meravigliarono che parlasse con una donna; nessuno però gli disse: «Che vuoi?» o: «Perché parli con lei?». 28La donna allora, lasciato il suo secchio, se ne andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che io ho fatto; non sarà forselui il Cristo?». 30Uscirono dunque dalla città e vennero da lui.

Quanti secchi ci stiamo portando dietro? Ma spesso sono secchi bucati, attraverso cui ministriamo a chi ci sta ministrando morte. Secchi mezzi vuoti per delusioni (anche vere), ma pur sempre secchi.

Quella donna, che non poteva uscire di giorno, va in città per parlare di Gesù, perché il suo passato non aveva più alcun potere su di lei a motivo dell’impatto tremendo che aveva avuto Gesù con lei.

Qual è l’esito di quell’impatto?

Ce lo riportano i versi 39-41 che ci fanno vedere come quella donna, una donna che aveva avuto cinque mariti e che viveva con un amante, a seguito dell’impatto che aveva avuto con Dio, diventa la prima grande evangelista dell’NT!

Ora, molti Samaritani di quella città credettero in lui, a motivo della parola che la donna aveva attestato: «Egli mi ha detto tutte le cose che io ho fatto». 40Quando poi i Samaritani vennero da lui, lo pregarono di restare con loro; ed egli vi rimase due giorni. 41E molti di più credettero a motivo della sua parola.

Cerchiamo la presenza di Dio e buttiamo i secchi bucati! Ferite, delusioni, peccati, scontentezza, ragionamenti e cose che abbiamo messo prima di Dio: secchi bucati! Prenditi il tempo di identificare il secchio di cui devi sbarazzarti!

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