Il seme- #Pastore Giovanni Di Sano

Il seme- #Pastore Giovanni Di Sano

Questa mattina, come domenica scorsa, diamo spazio ad alcune testimonianze che ci permettono di sentire la viva voce di chi ha visto Dio all’opera nella propria vita.

Niccolò. Ringrazio Dio per i miei genitori che, nonostante la loro separazione quando avevo solo un anno, non mi hanno mani fatto mancare il loro amore. Ringrazio Dio per i loro rispettivi nuovi compagni. Pur essendo nato in chiesa ed avendola frequentata fino ai miei 14 anni, ad un certo punto ho cominciato a “rinnegarlo”, anche per gli studi che stavo facendo… Un volta un mio amico, credente, mi ha raccontato di aver sognato la mia conversione istantanea e da questa sarebbe poi venuta la conversione di Giacomo, un mio amico che questa mattina è qui. Io non avevo dato molto peso, ma in seguito, parlando con Cristian, le mie barriere sono crollate e da quel momento mi sono sentito “liberato” e “a casa”. Da quel momento è partito, attorno a me, un risveglio che ha toccato diverse persone, diversi ragazzi il cui numero sta crescendo ogni settimana nelle riunioni che facciamo… Dio mi sta parlando attraverso dei versetti che, mi rendo conto, sono proprio per me e so che Dio continuerà a parlarmi e mi sta chiedendo di testimoniare del mio cambiamento a tutti coloro che Lo hanno rinnegato e sono stati “assenti”. Perché io, che sono stato assente, sono tornato e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!

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Monica. La mia è una testimonianza di guarigione. Avevo problemi a deglutire quando mangiavo la carne di maiale, un problema che, dopo la preghiera, è sparito.

Graziano. Io sono venuto per curiosità e sono rimasto qui perché non ho più tumori, non ho più ripensamenti e quando l’Apostolo mi ha accolto mi ha detto “quello che è stato è stato…”. Per me è cambiato qualcosa dentro di me ed è iniziato in me un processo di guarigione sia ad una brutta malattia alle unghie per la quale non c’erano terapie, sia al mio diabete di tipo B rispetto al quale, pur controllandomi ogni mattina, i medici stessi ultimamente dicono che non sono più valori da diabetico.

Elisabetta testimonia dell’opera che Dio ha fatto nella sua vita liberandola da una timidezza fortissima che la caratterizzava fin da piccola. Mai avrebbe pensato di parlare con un microfono, ma dopo essere stata all’appello per la liberazione da questo, ha avuto dei riscontri della liberazione ricevuta. Elisabetta testimonia anche la guarigione da una otite cronica ad un orecchio i cui sintomi sono spariti.

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Un corridore sa esattamente da dove deve partire: conosce la posizione da start e al segnale che gli viene dato inizia a correre. Conosce esattamente il percorso che deve correre. Dio mi faceva vedere che il corridore sa tutte queste cose, perché si è allenato. Ma prova a metterlo in un deserto. Un deserto in cui non sa da dove partite e non sa per quanto tempo dovrà correre. Cosa pensi che farà? Proverà a dosare le forze… Ecco, con la lode e l’adorazione non c’è uno start e non c’è un percorso. Non c’è neppure qualcuno che ci darà lo start perché, come dice la Bibbia, la Sua lode sarà sempre sulla nostra bocca! Impariamo ad essere dei lodatori e degli adoratori quotidiani, sempre pronti a lodare e adorare. Magari hai un concetto antico di adorazione, ma ti dico che l’adorazione è il primo pensiero della tua giornata, la prima cosa che cerchi nella difficoltà e stamattina ti dico “togli ciò che occupa questo posto e dallo a Dio!”.

Gesù ha paragonato la fede ad un granello di senape, che è tra i semi più piccoli che ci siano.

Alcune volte siamo concentrati nell’esaudimento del miracolo che non diamo la giusta importanza a tutto quello che deve avvenire prima, nella costruzione della giusta atmosfera.

La cosa bellissima del granello di senape è che, venendo da parte di Dio, ha in sé una potenzialità enorme.

In Marco 4, dal verso 26 leggiamo di un seme che germoglia e cresce, senza sapere come. Il passo descrive il processo dalla semina alla mietitura. Gesù stava rispondendo ai discepoli che erano impazienti di vedere arrivare il Regno di Dio. Anche noi, molto spesso, siamo impazienti di vedere subito il Regno di Dio stabilito. I discepoli, in un primo momento, speravano in uno stabilimento “militare” del Regno di Dio, ma Gesù parla loro di un processo che si manifesta per stadi, per livelli ed insegna che tutto deve essere rivelato “a tappe”. Se realizziamo questo, comprendiamo che quando dichiariamo e decretiamo un cambiamento nella nostra vita c’è sempre, dietro, qualcosa che dobbiamo fare noi e c’è sempre un tempo che deve trascorrere. Non possiamo accostarci a Dio pensando che siamo davanti ad un McDrive. Il tempo della preghiera, non è quello in cui ordiniamo qualcosa… Le cose che vorremmo nel nostro tempo non si allineano quasi mai a quello che Dio vuole fare, ma la differenza è che quello che facciamo noi non è perfetto, ma lo è quello che fa Lui!

Ecco che Gesù, con una parabola, spiega che ci sono diverse “tappe”.

Questa mattina ho portato una piccola zappa e una falce.

Nella nostra cultura prima viene lo strumento della raccolta, la falce, e poi quello della semina, la zappa. Spesso abbiamo desiderato invertire l’ordine delle due tappe, ma la zappa serve per preparare il terreno alla semina è solo in fondo viene la falce che serve per il tempo della raccolta.

Questa è la terza parabola che Gesù racconta a proposito del seme, ma qui mi colpisce il fatto che il seme stesso non sappia come: quante volte Dio ha fatto cose nella nostra vita e noi non sappiamo come abbia fatto? Quante volte siamo passati attraverso situazioni difficili rimanendo indenni e non sappiamo come? Non sappiamo esattamente come funzionano molte cose, ma sappiamo che funzionano! Con Dio, spesso, ci blocchiamo nel chiedere come funziona la fede, ma non ti serve sapere esattamente come funziona Dio per adorarLo!

Dio è uno scienziato? È un medico? Si, certo, è il migliore di tutti, ma pensate che Abramo ha dovuto capire come Dio volesse muoversi prima di ubbidire a quello che gli stava dicendo di fare? No!

Alcune volte, il nostro voler capire è un modo di mettere paletti, ma la verità è che non puoi comprendere perché Dio ti dice di fare qualcosa, ma puoi solo gustarne i benefici.

Hai forse bisogno di capire come fa la tua chiave girata nel quadro della macchina a farla muovere per esser contento di non dover andare a piedi a lavoro? No davvero…

Forse pensi che il seme sia piccolo, ma senza il seme non c’è mai una raccolta.

Non devi capire esattamente tutte le fasi del tuo processo per sapere che Dio sta operando sotto la superficie, ma devi sapere che in qualunque fase, anche se non lo vedi, il seme è rimasto perfettamente nel suo perfetto tempo.

Ricordate la vicenda della figlia di Iairo? C’erano due persone che avevano entrambe bisogno e mentre Gesù stava andando dalla ragazzina viene toccato dalla donna che era affetta da quella emorragia da dodici anni. Cosa fa? Si sofferma con quella donna e dopo poco tempo viene raggiunto dalla notizia della morte della ragazzina, ma risponde dicendo “non è morta, dorme”.

Quando Gesù arriva nella casa dove era la ragazza, mette fuori dalla porta tutti quelli che stavano parlando della morte della ragazza e chiamati a sé Pietro, Giacomo e Giovanni, andò dalla ragazza e le disse di “alzarsi”.

Quello che voglio dirti è che il tuo seme è ancora in perfetto orario ed hai due strumenti: la zappa e la falce.

Quando sei un agricoltore, c’è una fase in cui non vedi altro che il terreno dissodato, ma se invece dell’agricoltura tu fossi il seme? Perché il seme non vede più il seminatore quando viene gettato nel terreno. Non vede il seminatore e non sa nemmeno perché. Si trova al buio e non sa cosa voglia il seminatore da lui.

Ecco, sei un seme dentro un terreno e non sai perché, ma se sei un seme hai attorno a te una patina molto dura, che ti protegge nel tempo in cui sarai soggetto alle intemperie. Ecco, tu sei protetto ed anche se stai attraversando un momento in cui non capisci perché sei stato gettato nell’oscurità, devi riconoscere che Dio ti sta proteggendo.

Non solo. Il seme non si schiude finché non ha messo le radici che gli consentono di ricevere nutrimento dall’esterno. Fino a quel momento, il seme è autosufficiente.

La sfida che Dio ci lancia non riguarda il sapere esattamente i tempi. Sarebbe troppo facile se Dio scrivesse nel nostro calendario il giorno esatto della raccolta. Cosa faremmo? Staremmo a fare la bella vita fino a quel momento…

Dopo che hai fatto tutto quello che dovevi fare, c’è un momento in cui non ti rimane che riposare. L’errore più grande che facciamo è non riposare dopo che abbiamo lasciato andare il seme nel terreno e cominciamo a dubitare, magari ariamo ancora il terreno, facciamo cose, ma non consideriamo il fatto che Dio sta lavorando e che il seme, mentre riposiamo, mette radici.

Gesù si trovava in una città quando vennero a dirGli che Lazzaro stava per morire. Si mise in cammino solo dopo due giorni e quando arriva, ancora una volta, gli vengono incontro per dirGli “sei arrivato in ritardo”… Ma la grazia ha la capacità di riportarti nel tempo di Dio: c’è un momento in cui la grazia di Dio ti fa recuperare tutto quello che hai perso.

Anche Marta e Maria, quando Gesù arriva, Gli dicono entrambe la stessa cosa: “…se solo fossi arrivato prima…”. Ma Gesù era sincronizzato con il tempo di Dio e sapeva che il seme che era stato piantato avrebbe portato frutto nel tempo che Dio aveva stabilito.

Abramo aveva ricevuto delle promesse che solo il Dio dell’impossibile avrebbe potuto avverare.

Il seme è sempre seminato in una stagione e raccolto in un’altra e devi riposare per essere pronto per la raccolta che Dio ha stabilito attraverso quel seme. Non parlo di dormire, ma di riposo.

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