Preghiera e proclamazione profetica II #Apostolo Beniamino Cascio

Preghiera e proclamazione profetica II #Apostolo Beniamino Cascio

Preghiera e proclamazione profetica 2° Parte

Il Signore, nella persona dello Spirito Santo e nella natura di Cristo è con noi dovunque noi siamo: dovunque ti trovi, il Signore è con te, il Suo Spirito è con te e l’autorità del nome di Cristo è con te. Parlando la Sua Parola, annunciando con la nostra bocca il Vangelo e servendoci gli uni gli altri ciascuno di noi “esprime Lui”. Paolo esprime tutto ciò dicendo “Cristo vive in me”, per dire che non portava più avanti le proprie opere, le proprie convinzioni, ma quelle del Cristo vivente.

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Domenica scorsa abbiamo parlato del fatto che la preghiera perseverante che trova risposta quando è svolta in accordo con la volontà di Dio. Occorre, pertanto ricevere rivelazione delle cose specifiche che riguardano la volontà di Dio. La prima cosa che accade quando facciamo questo riguarda noi stessi: cambiamo, cominciando ad acquisire la Sua mente ed il Suo cuore, perché riceviamo i Suoi pensieri e cominciamo a portarli avanti più dei nostri. Del resto, sono i Suoi pensieri, non i nostri, che danno a noi e a quelli che ci circondano, un futuro ed una speranza.

Abbiamo visto quanto sia importante, per Dio, operare attraverso l’ubbidienza di persone disposte ad ascoltarlo. Quanto è importante imparare l’ubbidienza! Questo riguarda tutti i credenti, perché Gesù stesso ha dovuto “imparare” l’ubbidienza che è la caratteristica principale di chi vuole servire il Signore. Dio conferma dal Cielo quelli che sono pronti ad ubbidirLo nelle cose che chiede. Il modo più veloce per imparare l’ubbidienza è quello di riconoscere l’autorità a cui siamo sottomessi. Gesù stesso stava “sottomesso” ai genitori, pur essendo Lui “perfetto”. Per questo motivo, dice la Scrittura, “cresceva in sapienza ed in statura davanti a Dio e agli uomini”.

Abbiamo parlato della preghiera di Daniele, che umiliava la propria carne con il digiuno, offrendo il proprio sacrificio a Dio, intercedendo per il popolo ed abbiamo visto come l’Angelo, latore della rivelazione divina, sia arrivato dopo ventuno giorni di preghiera perseverante. La sua abitudine era quella di una preghiera quotidiana, tre volte al giorno, ma in quel momento di battaglia la sua preghiera era stata ancora più intensa. Perché? Perché dalla preghiera perseverante di Daniele dipendeva la liberazione del popolo.

Dopo quella preghiera, Daniele riceve rivelazione da Dio e anche rivelazioni sugli ultimi tempi (infatti, Apocalisse si studia insieme al Libro di Daniele).

La perseveranza è continuare fino a che qualcosa di mai visto comincia a manifestarsi. Questa è la risposta alla domanda “fino a quando devo pregare?”.

Partiamo sempre dalla Sua Parola, dalle profezie, ma poi dobbiamo proseguire pregando con perseveranza. Gesù, del resto, è venuto per compiere tutte le profezie, per confermare cose per le quali i profeti avevano dato la vita, pur non vedendo nulla. Persone che hanno aspettato la venuta del figlio di Dio e che hanno ricevuto, proprio da Lui, la conferma.

Romani 8:26 ci fa sapere due cose fondamentali a proposito della preghiera.

Nello stesso modo anche lo Spirito sovviene alle nostre debolezze, perché non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere in preghiera, come si conviene; ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili.

La prima è che lo Spirito Santo viene per rivelarci ciò per cui pregare. Ecco perché è importante appartare un tempo di attenzione esclusiva, per esser pronti a ricevere dallo Spirito di Dio. La seconda cosa è che la nostra intercessione deve partire dallo Spirito Santo nel parlare in lingue. Quando preghiamo, dobbiamo “interagire” con lo Spirito Santo. La preghiera non è una esperienza di ripetizione di cose che ascoltiamo dagli altri, di intenzioni che possiamo far nostre, ma un pieno “immergersi”, in prima persona, nel mare dello Spirito. In questo mare, possiamo vedere cose che non abbiamo mai visto prima. Cose per esprimere le quali, spesso, non ci sono parole. Lo Spirito Santo che le ha fatte scoprire a Paolo, a Giovanni, a Pietro, è lo stesso che può farle vedere a te, ma ci vuole passione!

La preghiera non è un atto di presenza ad un incontro, è molto di più! Ci si può innamorare della presenza di Dio attraverso la preghiera che ci fa scoprire le meraviglie del Regno dello Spirito!

Le preghiere che partono dalla rivelazione divina, devono terminare con la proclamazione profetica di ciò che il Signore ha rivelato attraverso la preghiera.

Un annuncio profetico dichiara nei luoghi celesti ciò che il Signore ha detto e questo libera l’autorità della Parola di Dio in una data situazione o circostanza. Devi passare dalla rivelazione alla proclamazione: andare davanti alla difficoltà a fare la tua dichiarazione di fede. Nell’AT, proclamare non significa semplicemente “dire ad alta voce”, ma anche “evocare, chiamare, nominare, ecc.”. Nel vocabolario troviamo altri significati: dichiarare pubblicamente con enfasi e autorità ed anche annunciare ufficialmente qualcosa. Prima che ci fossero i moderni sistemi di comunicazione pubblica, esistevano nei comuni i pubblici proclami che portavano “ordini” alla popolazione.

Fare una proclamazione profetica significa chiamare una situazione nel modo in cui dice la Parola.

Isaia 61, dal verso 1, ci fa vedere cinque cose, delle quali due sono “proclamazioni”. 1) annunciare la buona novella; 2) fasciare quelli dal cuore rotto; 3) proclamare la libertà per quelli in cattività (molte persone, anche se credenti, sono legate da cose poste nella loro vita e per portare liberazione occorre una liberazione profetica); 4) proclamare l’apertura del carcere ai prigionieri; 5) annunciare l’anno della grazia (il Vangelo della grazia).

Cosa fa la proclamazione? Consola quelli che sono nel cordoglio, persone legate da tristezze per cose accadute nel passato; Accorda gioia a quelli che stanno facendo cordoglio in Sion (il luogo della preghiera); per dare a costoro un diadema in luogo della cenere, l’olio della gioia in luogo del lutto ed il manto della lode in luogo dello spirito abbattuto.

Le parole che Gesù stesso leggeva dal Libro di Isaia, sono quelle che erano già in Levitico 25.10:

E santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la libertà nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia.

parole che Cristo ha adempiuto essendo Lui stesso il giubileo! L’anno di grazia che, nall’AT, ricorreva ogni cinquant’anni, è stato reso stabile da Gesù.

In Genesi 49, dal verso 1, troviamo Giacobbe che “proclamò” benedizioni per i propri figli e quello che lui ha proclamato si è adempiuto.

Poi Giacobbe chiamò i suoi figli e disse: «Radunatevi perché io vi annunci ciò che vi accadrà nei giorni a venire.

Il meccanismo della proclamazione è ben noto anche al nemico che lo conosce e lo usa per andare contro Cristo che è il figlio di Dio, ma è tempo che il popolo di Dio cominci a conoscere e usare il potere della proclamazione!

Un esempio di proclamazione profetica lo troviamo nella vicenda della battaglia tra l’esercito dei filistei e quello di Israele. Goliat, uscendo dall’accampamento con tutta la propria potenza fisica e tutto il peso dell’armamento che indossava, gridò (proclamò) la propria sfida alle schiere di Israele. Sappiamo come si svolse la vicenda: Dio, invece che un uomo, manda un ragazzo. Ma attenzione, chi è stato presentato come “l’uomo” (Ecce homo, disse Pilato…)? Gesù!

Goliat, vedendo Davide, il ragazzo che gli si presentava contro armato di un bastone ed una fionda, rimane “offeso” e lo maledice… Ma Davide, progenie di Abramo, aveva ricevuto la benedizione e la potenza divina e quel che il gigante non sapeva è che chiunque lo avrebbe maledetto sarebbe stato maledetto. Goliat aveva fatto le proprie proclamazioni, ma Davide risponde con altre proclamazioni, dicendo chiaramente nel nome di chi stava andando e cosa avrebbe fatto di lì a poco. Pubblicamente e a voce alta (non quindi una confessione personale nella cameretta) dichiara che lo avrebbe abbattuto e ciò che accade è conseguenza di quella proclamazione! Abbiamo bisogno di imparare a proclamare come Davide era abituato a proclamare, con franchezza e determinazione basata sulla conoscenza che aveva della Parola di Dio. Quando proclami qualcosa secondo la volontà di Dio, non guardi alle circostanze che ti sono contro. La proclamazione profetica è il passare all’azione!

In Matteo 10.27 leggiamo parole di Gesù che preannuncia tempi di battaglie a motivo della predicazione: una esortazione alla proclamazione pubblica di ciò che il Signore rivela nella cameretta:

Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti.

Concludiamo leggendo, all’unisono, le meravigliose parole di I Pietro 2:9 che ci ricorda chi siamo e cosa siamo chiamati a proclamare:

Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce;

Redazione Fabio Pecoraro

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