La nascita di Cristo – Pastore Giovanni Di Sano

La nascita di Cristo – Pastore Giovanni Di Sano

In questi giorni, ho riflettuto sul significato della parola Natale, parola che ci riporta al fatto – storicamente accertato – della nascita di Gesù. 

Oggi giorno, c’è chi mette in dubbio eventi come la shoah, per cui non ci stupiamo se c’è chi mette in dubbio la nascita di Gesù, anche se ci pensiamo bene la nostra stessa età è misurata in relazione alla data della Sua (prima) nascita. Per noi credenti, inoltre, la nostra seconda nascita deriva dalla Sua resurrezione. 

Ma torniamo alla nascita di Gesù che avviene, secondo il profeta Isaia, nel periodo più buio per il popolo di Israele che, in quel momento di totale sconforto, viveva in attesa del giudizio di Dio. 

Quella condizione ci fa capire che anche nei periodi più bui, un evento straordinario e miracoloso può avvenire per cambiare radicalmente la situazione. 

In Isaia 8, dal verso 20 al verso 22 leggiamo parole rivolte ad un popolo coricato in mezzo alle tenebre ed al verso 23 c’è una chiusura di speranza: le tenebre non dureranno per sempre… 

Il capitolo successivo inizia proprio con il popolo che vede una luce e parla di un bambino che sarà chiamato “consigliere ammirabile”, “Dio potente”, “Padre eterno”. Sono parole che Matteo riprende nel suo Vangelo e parla di una luce della vita che è dentro di noi e che è Cristo Gesù. 

Quindi la natività, il Natale, cosa sono? Sono una festa in un periodo dell’anno? No, ma è quel qualcosa di nuovo che sta per germogliare e di cui parla Isaia (43): riusciremo ad accorgercene, senza farci distrarre? 

Fin da Genesi, si narra dell’Agnello di Dio che avrebbe salvato l’umanità, ma solo in pochi lo stavano aspettando è ancora oggi siamo distratti. 

Perché Cristo è venuto al mondo? Cosa ha prodotto la nascita di Cristo nelle nostre vite?

Romani 6:23 ci ricorda quale sia il salario del peccato (la morte, dell’anima, dello spirito, sei sentimenti, delle speranze e dei sogni, non solo quella fisica) ma ci fa sapere che il dono che abbiamo in Cristo Gesù è la vita eterna. Siamo stati salvati dalla morte per ricevere il dono della vita eterna (Matteo 25:46).

Gesù è venuto a darci una casa celeste (Giovanni 14:3).

I Pietro 1:4 ci ricorda che la nascita di Cristo ha prodotto per noi una eredità incorruttibile: non qualcosa a cui puoi accedere solo quando sarai nei cieli, ma qualcosa a cui puoi accedere adesso, perché io e te siamo connessi con il Cielo. 

Anche se non è il giorno esatto, dobbiamo ricordare cosa è venuto a portare la nascita di Gesù nel nostro cuore. 

Detto questo, voglio condividere ciò che il Signore ha messo nel mio cuore per questa mattina e parto da Luca 2, dal verso 1. Giuseppe e Maria partono mentre lei era incinta. Entrambi sapevano che sarebbero stati genitori di quel figlio concepito in maniera miracolosa e quando arriva il tempo del parto, si trovano lontani da casa e il bambino nasce in una stalla e viene fasciato e coricato in una mangiatoia. In quella regione c’erano nei campi dei pastori a cui un angelo si presentò e annunciò la notizia della nascita del Salvatore, Cristo il Signore. 

Mi sono chiesto cosa potessimo vedere in questi eventi: la natività è una stagione di miracoli. Mentre sta per arrivare qualcosa di nuovo nella tua vita, si apre su di te una stagione di segni, prodigi e miracoli. 

La nascita non avviene dove tutto è preparato: sono lontani da casa ed in un momento di persecuzione: in Matteo 2:16 leggiamo dell’ira di Erode. 

Anche l’avversario sa che sta arrivando qualcosa di nuovo nella tua vita. Non sa dove, ma si prepara anche lui per farci indietreggiare dalla posizione di fede che ci permette di ricevere ciò che abbiamo ricevuto attraverso un rhema. 

C’è un luogo che l’avversario non riesce a capire dove si trova e sempre al capitolo 2 di Matteo, leggiamo che i Magi avevano seguito la stella ed erano partiti da oriente per adorare il nuovo nato. Erano tre sconosciuti, estranei al popolo, che avevano percepito la stagione ed il tempo della nascita e questo ci dovrebbe far riflettere!

Erode si rivolge a loro per sapere dove avrebbe potuto trovare il bambino, ma poiché la sua intenzione non era quella di adorarLo, non lo trovò. Se, viceversa, hai in cuore di adorarLo, lo Spirito Santo ti porterà sempre nel luogo in cui le tue promesse nascono e in cui possono essere adempiute. 

La nascita di qualcosa di nuovo avviene sempre “fuori” dalla Galilea. Era tempo di censimento e ad un primo sguardo sembra qualcosa di negativo, ma è un pretesto per uscire fuori dalla zona di comfort. Siamo pronti a ricevere il nuovo che è nella migliore stagione della nostra vita? Ecco, allora dobbiamo essere pronti a ricevere il nuovo e a metterlo in otri nuovi e questo spostarsi dalla nostra zona di comfort è assolutamente necessario. 

Alcune volte la pensiamo nello stesso modo per tutta la vita e sono convinte della propria integrità, ma se quello che pensi non è in accordo alla Parola di Dio, cambia pure il tuo modo di pensare! 

Dopo l’annuncio angelico, i pastori escono dal loro modo abituale di vivere e lasciando le pecore che stavano sorvegliando, interrompendo quello che per loro era tempo di riposo, vanno a verificare la parola che avevano ricevuto e vanno a trovare il bambino e dopo che lo ebbero visto non tornano al pascolo, ma vanno a divulgare quello che avevano ricevuto. 

Spesso, Dio ci stacca dalla routine, ma altrettanto spesso noi ci torniamo. 

Sapete perché il bambino era fasciato? Perché secondo l’usanza del tempo, quelle bende che lo fasciavano gli davano dei confini, delle sicurezze, ma il nuovo arriva quando usciamo fuori dalle nostre routine e dalla zona del nostro comfort. 

Il bambino, fasciato, viene posto in un luogo in cui tutti potevano “mangiare”. Gesù è pronto perché l’intera umanità possa cibarsi di Lui ed il Natale è un periodo in cui ciascuno di noi ha la possibilità e l’occasione di parlare della nascita del Salvatore. 

Ci sono, però, due grandi nemici del Natale e sapete come si chiamano? 

Il primo nemico è il torpore dei nostri sensi spirituali. I soli che avevano avuto l’ardire di andare a vedere ciò che tutti i sapienti sapevano, perché era scritto,  erano i Magi d’oriente. Tutti gli altri, pur sapendo che sarebbe avvenuto qualcosa a Betlemme, avevano i sensi spirituali intorpiditi. 

Il secondo nemico è l’inattività. Giovanni 1:11-12 e poi ancora dal verso 45 al verso 46 scopriamo che la nostra fede deve portarci a compiere delle azioni. Natanaele pone il dubbio che qualcosa di buono potesse venire da Nazaret e quello che gli viene risposto è “vieni a vedere”. La fede deve produrre azioni e se non ne produce, non è fede. 

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