Chi dite che io sia – Pastore Giovanni Di Sano

Chi dite che io sia – Pastore Giovanni Di Sano

In questi giorni, lo Spirito Santo mi sta portando davanti ad una domanda che questa mattina riporto alla chiesa. 

La domanda che mi ha accompagnato è relativa all’essere RISVEGLIATI. 

Quando ti risvegli, passi dal torpore al vivo della realtà che ti circonda. Nel naturale è così, ma essere risvegliati nello spirito significa intendere esattamente il movimento dello Spirito Santo nella propria vita. 

Quali sono i sintomi che ci fanno capire se stiamo dormendo o se siamo risvegliati?

Molti di noi hanno, nella propria storia, domande cruciali. Io ricordo quella volta in cui ho chiesto a mia moglie di sposarmi, quella volta in cui con mia moglie ci siamo chiesti “come lo chiamiamo”… 

Tutti e quattro i Vangeli riportano poi una stessa domanda fatta da Gesù. 

Siamo in un tempo in cui Gesù si trovava in una città, Cesarea di Filippi, dedita all’idolatria. Gesù è prossimo alla fine del proprio ministero terreno e appartatosi con i discepoli rivolge loro la domanda che troviamo in MATTEO 16:13

La gente cosa dice di me? 

Sapete, molti di voi siete qui perché avete stima e apprezzamento per l’Apostolo o per me, ma io desidero che siate qui perché amate Gesù. Non per altro. 

Io sono qui per lodare a adorare il nome del Signore è Gesù rivolge quella domanda perché spesso siamo interessati a ciò che gli altri pensano della nostra fede. 

Cosa dice la gente che sia il Figlio dell’uomo? Quale è la definizione che vogliono darmi? Quale è il concetto mentale che questa gente ha di me?

La domanda non è rivolta ai farisei, a gente che non lo conosceva, ma ai Suoi discepoli. 

Forse pensi che essere entrato nella migliore stagione della tua vita sia come essere in crociera, ma ti dico una cosa: la migliore stagione della vita di Davide inizia con un gigante. Da pastore di pecore, attraverso il gigante, si è trovato genero del Re. 

Alcune volte sarai portato in un territorio fuori da Gerusalemme e ti rivolgerà questa domanda: cosa pensa la gente di me?

Ci sono religioni nel mondo che dicono chissà Gesù. Ne parlano i buddisti come di un uomo saggio e illuminato, ne parlano gli indù credono che sia stato una incarnazione di Krishna, così come credono in Gesù i testimoni di Geova o i musulmani che credono che Gesù sia stato un profeta e ovviamente uno che ci crede e lo teme è il diavolo!

Matteo 16:14 ci riporta le risposte dei discepoli. Alcuni vedevano Gesù come il profeta Giovanni, che aveva iniziato a predicare secondo una vita morale (ravvedetevi, il Regno è vicino…). Qualcuno pensava che poiché Giovanni era stato ucciso, Gesù fosse uno che predicava come Giovanni (Erode pensava che fosse Giovanni resuscitato…). Alcuni pensavano che Gesù fosse Elia. MALACHIA 4:5-6 ci fa sapere che, in effetti, prima della venuta del Messia sarebbe dovuto tornare Elia e molti, prima di Gesù, avevano  avevano associato Giovanni ad Elia. 

In altre parole, in qualsiasi stagione ci troviamo, anche il mondo dei credenti ha una immagine di Gesù che non è corretta. 

Pur essendo ebrei, pur conoscendo le Scritture, non pensavano che Gesù potesse essere il Messia. 

Questo ci fa capire che noi stessi rischiamo di non sapere davvero chi è Gesù: perché spesso abbiamo tutte le informazioni su di Lui, ma non abbiamo altro. Forse, alcune volte, io e te non abbiamo altro in mano di Gesù. Spesso definiamo le cose da ciò che vediamo nel naturale: definiamo da ciò che vediamo. 

Ma al versetto 15, la domanda è rivolta direttamente ai discepoli: “e voi, chi dite che io sia?”. 

Questa domanda, questa mattina, entra nelle nostre orecchie e deve fare una rivoluzione nei nostri cuori”. 

Sé molte cose non vanno nella nostra vita, non può essere sempre colpa di quello che hanno fatto o non hanno fatto gli altri: la domanda che Gesù rivolge ai discepoli è: “ti allinei a quello che pensa il mondo di me?”. 

Il mondo cerca di plasmare il tuo modo di pensare e questo riguarda anche Gesù che può essere accettato dal mondo come personaggio storico, ma non come il tuo guaritore. 

La domanda che Gesù rivolge ai discepoli non cerca una risposta semplice perché non chiede “cosa” io sono per voi, ma “chi”. Provvidenza? Guarigione? Questa sono cose. “Chi dite che io sia” non è una domanda scolastica da scuola biblica, ma una domanda molto personale. E la domanda è: “chi sono io per te?”.

Magari per te Gesù è un 118, da chiamare all’occorrenza per risolvere i problemi secondo le nostre indicazioni, ma il modo in cui rispondo al “chi sono?”  che Gesù ci rivolge influenzerà almeno tre aree della tua vita.

  1. Influenzerà il “modo” in cui credi. Un modo errato di credere ti porta ad una destinazione errata (vedi Matteo 7:22-23).
  2. Influenzerà la tua vita, perché a seconda di come rispondi alla domanda e quindi a seconda di chi sia Gesù per te amerai Lui è coloro che Lui ha creato in maniera differente.
  3. Influenzerà il tuo comportamento. A seconda di chi sia Gesù per te, il tuo comportamento ne sarà influenzato. Gesù è tutto per te? Bene, ma da che ora a che ora della domenica? Se la mia “passione” non è in Gesù, è inutile rispondere “Signore, tu sei il Messia”, perché se rispondo così allora tutta la mia passione deve essere per Lui, perché non posso dire si a Cristo e continuare a camminare come prima.

Ci sono credenti che pensano di aver già risposto a questa domanda, ma quante volte Gesù lo ha chiesto a Pietro prima che questi capisse che, nel rispondere, non doveva metter fiducia in quello che sapeva di se stesso, ma in quello che Gesù sapeva di lui? 

Al verso 16, Pietro esce dal torpore e riconoscendo ciò che lo Spirito Santo stava facendo in quel momento usa parole che riconoscono chi fosse Gesù: tu sei il Messia, il Cristo, il figlio del Dio vivente. Non era la prima cosa che gli era venuta in mente, non era quello che ricordava di uno studio fatto tempo prima, ma usando quelle parole Pietro definisce Gesù in un modo molto particolare. 

Non era la prima volta che Pietro aveva avuto quel tipo di rivelazione, ma altre volte (dopo la tempesta, dopo la moltiplicazione dei pani) aveva risposto sull’onda di una emozione. In questa occasione, invece, Pietro era in un momento di riflessione e manifesta la rivelazione che aveva avuto di Gesù. Non era preso dall’emozione, ma era “arreso” alla rivelazione. Gesù non ha bisogno della risposta “giusta”, ma della tua arresa.

La parola Messia vuol dire “essere unti”, ma per cosa? Quando parliamo di unzione, nell’AT, stiamo parlando di qualcosa che precede l’assegnazione di un mandato specifico. 

Tre categorie di persone venivano unte nell’AT.

I re venivano unti, così come fu unto il giovane Davide davanti a suo padre e ai suoi fratelli. Salomone, suo figlio, sarà unto. In altre parole, dicendo che Gesù è il Messia, stiamo dichiarando che è Lui il Re! Lui, non io. Non quello che io penso, non “secondo me…”, Lui è il Re! Io posso dire che Gesù è il Messia, ma non farlo regnare nella mia vita!

Il mondo può dirti chi è Gesù, ma quello che cambia nella tua vita è quello che tu dici di Lui!

“Io chi sono per te?”. Questa è la domanda che ti rivolge oggi è che ti sarà rivolta quando sarai al Suo cospetto: “chi ero per te?”.

Giovanni 18:36-37 riporta la risposta di Gesù a Pilato: Gesù è il re. Il capo assoluto della mia vita e spetta a Lui l’ultima parola sulla mia vita. 

Le parole di Pietro non sono a caso: dice “figlio del Dio vivente” e lo dice in un luogo in cui la gente venerava idoli!

Oltre ai re, anche i profeti nell’AT venivano unti e quando Pietro dice “tu sei il Cristo” lo riconosce come la Parola di Dio rivelata! Dei profeti, si può supporre che il popolo mettesse in pratica ciò che dicevano, ma di Gesù? 

Di Lui, che ti sta chiedendo “chi sono io per te?”, mettiamo in pratica le cose che ci dice? Perché spesso ci sono cose che rimangono difficili da adempiere, comandi come quelli di amare i nostri nemici… 

La risposta che Gesù vuole non è accademica, ma il frutto di una sincera analisi.

Una terza categoria di persone unte erano i sacerdoti: i mediatori tra Dio e l’umanità nell’AT. 

Gesù non è un mezzo per andare al Padre, ma colui che il Padre vede in te (Giovanni 14:6 e Ebrei 4:14-16) Quindi quanto Gesù c’è nella tua vita? Perché è questo che il Padre vede di te!

Allora devo cercare di avere meno di me e più di Gesù nella mia vita! Gesù ha iniziato un’opera nella mia vita, ma quanto la sto soffocando? Perché se Lo sto soffocando, Dio Padre vedrà poco Gesù vivere in me. 

Diciamo “Gesù vive in me!”, ma cosa Gli permettiamo di fare? Gesù vive dentro di te, ma quando ti dice “lascia stare, perdona…” lo ascolti?

Gesù vive in te ed ha un progetto per la tua vita, un progetto che parla dei desideri del Padre per la tua vita, ma ce l’hai anche tu un progetto e la domanda è : quale dei due stai seguendo?

Alcune volte desideriamo non proprio tutto di Dio, ma solo quello che ci conviene… Non è Dio che vogliamo, ma una specie di genio della lampada, vogliamo regnare con Dio nel senso che noi regniamo e Lui è con noi, dalla nostra parte!

Giovanni 1:40-42 ci fa vedere che due dei discepoli di Giovanni il battista lo lasciano per seguire Gesù. Uno di loro è Andrea, fratello di Simone. Andrea va da Simone e gli presenta Gesù come il Messia e vediamo che le aspettative di questi due fratelli erano alte: Lo stavano cercando e Lo stavano aspettando! 

Pietro ha ricevuto da Dio un nuovo concetto, non ricevuto per i propri sforzi, è vero che Lo stava cercando, ma ha avuto bisogno di un aiuto dall’alto è Gesù stesso glielo attesta.

In altre parole, la ricerca di Pietro, per la sua aspettativa riceve risposta dallo Spirito Santo che gli dà rivelazione.

Il termometro della rivelazione che abbiamo di Gesù ce lo dà Giacomo esortandoci a mettere in pratica la Parola (Giacomo 2:14-17).

Possiamo dire che Gesù è il Signore, possiamo riconoscerLo come unto, ma non riconoscerlo, come Re, Sacerdote e Profeta nella nostra vita!

Per me Gesù è il Re, il Sacerdote e il Profeta e vive e regna dentro di me!

Dobbiamo desiderare un nuovo concetto nella nostra mente ed essere risvegliati! Voglio che spiritualmente ciascuno di noi possa sentirsi rivolgere, personalmente, quella stessa domanda: “chi sono nella tua vita?”. 

La domanda non merita una risposta standard, fatta di parole… è come se tua moglie, tuo marito, ti chiedesse “chi sono io per te?”. Vale a dire, c’è una relazione tra te e Cristo ed essa fa sì che Lui sia qualcuno per te: chi è?

Questo deve essere l’anno in cui la tua adorazione sale di livello, come l’adorazione di Maria, sorella di Marta, rivolge a Gesù ungendo i Suoi piedi. 

Ecco, io e te sentiremo l’odore sprigionato dalla nostra adorazione personale che unge i piedi di Gesù dando così a Lui l’autorità di essere il Re, il Profeta ed il Sacerdote della nostra vita! 

Gesù non ha bisogno della nostra unzione, ma aspetta che Gli apriamo la porta e Lo lasciamo entrare affinché le nostre case diventino luoghi di adorazione! 

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