Ultimi tempi-La fortezza dell’offesa – Pastore Giovanni Di Sano

Ultimi tempi-La fortezza dell’offesa – Pastore Giovanni Di Sano

PDG PRATO WORHIP SERVICE 27 SETTEMBRE 2020

PAST. GIOVANNI DI SANO

Il significato di “Osanna” è “Dio salva ora” ed è quindi una richiesta che il popolo di Gerusalemme esclamò venendo arrivare Gesù. In questo tempo c’è una paura che sta bussando alle nostre porte, una paura che ha il nome di “contagio”, “tampone”… forse come credenti non ci saremmo mai aspettati di passare in questa valle, ma io so che il Dio della montagna è anche il Dio della valle! C’è una paura che vuole entrare e che spesso si maschera di umiltà, prudenza, rispetto dell’ordine, ma ci sono due cose che possono bussare alla nostra porta: la paura e Gesù. Ecco, questa mattina decidiamo di aprire a Gesù e di accoglierLo con un “Osanna!”. Decidiamo di non ricevere alcuna paura, alcuna intimidazione. Nella valle, il gigante aveva sfidato ed intimidito il popolo che pure aveva visto il mare aprirsi ed il fuoco scendere dal Cielo, si era lasciato intimidire. Il popolo che aveva sperimentato la provvisione di Dio, che già confidava in Dio, rimane ammutolito davanti al gigante, ma io vi dico che non è il gigante il problema, ma il modo in cui la chiesa lo affronta. Davide non negò la statura e la possanza del gigante, ma ha dichiarato che il suo Dio era più potente di quel gigante perché è più potente di qualunque gigante! È ora che la chiesa cominci a comprendere che deve confidare in Dio perché non lo farà il mondo: prima deve farlo la chiesa! Ecco perché possiamo e dobbiamo accogliere Cristo con un forte “Osanna!”, dichiarando che viviamo per Lui!

Dichiaralo: io non temo alcuna cattiva notizia, perché Gesù è nella mia vita, nella mia famiglia e nella mia casa!

Dalla festa delle trombe, partono i dieci giorni di penitenza fino allo Yom kippur, che è il giorno della “copertura” o espiazione”. In quei dieci giorni, ogni ebreo aveva la possibilità di ravvedersi rispetto al proprio comportamento, così come era emerso il giorno della festa delle trombe. Il ravvedimento aveva a che fare il rapporto con Dio è quello con i fratelli. Se in quei dieci giorni una persona realizzava di avere sbagliato verso una persona, doveva necessariamente chiedere perdono e chi riceveva la richiesta di perdono, a sua volta, doveva necessariamente rilasciare il perdono. Dieci giorni così, per tutto il popolo. Ricordo questo perché, mentre mi preparavo per il messaggio, mi ha toccato il modo in cui il popolo si comportava verso Dio e verso i fratelli. 

Leggiamo Matteo  24:10 Allora molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l’un l’altro. 11 E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti. 12 E perché l’iniquità sarà moltiplicata, l’amore di molti si raffredderà, 13 ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

Al posto di “scandalizzeranno” possiamo mettere “offenderanno”: in altre parole, un’offerta porta il tradimento e questo conduce all’odio. 

Come faccio a dirlo?

Proverbi 18:19 dice: “Un fratello offeso è come una città fortificata”. Ai tempi di Salomone, una città che aveva delle mura aveva una fortissima protezione verso ciò che era all’esterno della stessa: chi non doveva entrare, non entrava. Ecco perché Salomone fa questo paragone.

Così arriviamo al versetto che abbiamo già letto molte volte in questo periodo: 2 Corinzi 10:4 che ci ricorda in che area si fortificano le offese e con che armi possiamo combattere: “perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, 5 affinché distruggiamo le argomentazioni (RAGIONAMENTO) ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo.

La preghiera abbatte ogni ragionamento che costruisce “muri”, muri invisibili di difesa che non permettono a nessuno di entrare: muri che si abbattono con le armi spirituali. 

In cosa consiste la fortezza dell’offesa? Sono ragionamenti, convinzioni ed emozioni applicate per difenderci da qualcosa che ci ha ferito. Tutto ciò che ruota intorno alla ferita, produce una fortezza difensiva che induce a ritirarsi dal “dare” quell’amore che Dio ci ha gratuitamente “dato”. La natura di Dio, che è in noi, è una natura di “dare”, ma quando ci fortifichiamo, quando ci proteggiamo, il nostro unico pensiero e proteggerci e diventiamo incapaci di dare ed amare. 

Forse stai pensando che non odi nessuno e non hai mai tradito nessuno. Però, in effetti, sei stato offeso… 

Ma cosa è il tradimento? Esso è il cercare il proprio beneficio o la propria protezione a scapito di altri. 

Va bene, allora forse potremmo aver tradito, in questo senso, ma odiare?

Sapete, Dio non si è mai “difeso” e noi, come figli e figlie, dovremmo sforzarci di camminare somigliando a Lui! 

L’offesa fa parte del cammino. 

Forse stai pensando che non odi nessuno, ma cosa è odiare se non essere incapaci di qualunque forma di amore verso la persona che ti ha offeso? Quindi se non sei capace di fare azioni d’amore verso una persona che ti ha offeso, la stai odiando. 

L’odio non è solo “rancore”, esso eè uno degli aspetti dell’odio, così come leggiamo in 2 Samuele 13:22: “Ma Absalom non rivolse ad Amnon alcuna parola, né in bene né in male, perché odiava Amnon per aver umiliato sua sorella Tamar.”. 

Se non hai niente con nessuno, “né in bene né in male”, non sei in una situazione di mezzo: o ami o odi. 

Continuiamo con 1 Giovanni 3:15: “Chi odia il proprio fratello cristiano è un assassino nel suo intimo, e voi sapete bene che nessun assassino ha la vita eterna dentro di sé.”. 

Forse, nell’ignoranza, pensiamo che l’offesa possa rimanere senza produrre esiti, ma così non è!

Quando ho cominciato a ricevere queste cose, le mie gambe hanno iniziato a tremare ed ho realizzato quanto sul serio Dio prenda la remissione di un debito che nessuno avrebbe potuto pagare per noi! 

Gesù ci fa capire che il risulta di un’offesa lasciata lì arriverà a farti odiare una certa persona. 

Forse hai pensato “non ho niente con nessuno, non odio nessuno…”, ma la Bibbia ti fa capire che questo atteggiamento costruisce fortezze che non permettono a nessuno di entrare, finché non lo decidi tu. Non può entrare il Pastore, non può entrare il tuo responsabile, neppure Dio può “forzarti”, ma Lui sta alla porta e bussa. 

Ci sono delle ferite carnali che dobbiamo decidere di metterci sotto le scarpe!

Forse puoi trovare un cantuccio in cui stare in pace, ma essa non è mai la Shalom di Dio: è un garage!

Le città fortificate sono sicure, ma isolate: non vedono nulla nel mondo che le circonda.

Tornando a Matteo, vediamo che si parla di falsi profeti che sedurranno “molti”. 

Molti chi? 

Molte persone offese. Perché l’offeso è ingannato e l’inganno opera dall’interno, da una fortezza di cui magari non ti sei accorto. 

Finché un giorno, riusciamo ad ascoltare lo Spirito Santo che ci ricorda quanto è importante non rimanere nell’offesa. Perché un cuore offeso è un buon terreno per fare germogliare inganni. Puoi ascoltare e ricevere la Parola, ma essa solletica solo le tue emozioni o i tuoi ragionamenti e nel frattempo l’offesa innalza muri sempre più alti. 

La persona ingannata è fermamente convinta di avere ragione ed è probabile che così sia, ma il punto non è la ragione del caso singolo, ma il fatto di permettere a quella ragione di mantenere l’offesa nel cuore.

Chi sono i falsi profeti che sedurranno? 

Gesù parla di lupi travestiti da agnelli: lupi che cercano di attirare altre percorre fuori dal gregge. 

Proverbi 18:1 “Chi si separa cerca la propria soddisfazione e si adira contro tutta la vera sapienza.
Potresti essere membro di una grande famiglia o chiesa, eppure isolarti, perché l’isolamento parte dalla testa. Puoi perfino cercare di giustificare, con i tratti del tuo carattere, l’esistenza stessa dei muri, finché quello che ascolti della Parola arriva al tuo cuore passando attraverso moltissimi “filtri” che tu hai costruito. 

Il passo di Matteo 24 parla di una “iniquità” che è “essere legge di se stessi”. L’amore di cui il passo parla, quello che si raffredderà è l’amore “agapeo”, quello che gratuitamente dà. L’amore agapeo è una specie di amore che il mondo non può conoscere finché non conosce Dio: non si parla di gentilezza, ma di quello amore che Dio ha rivelato alla Chiesa (

Vedi anche Giovanni 14:16-17 e Romani 5:5). Il verbo usato per “raffredderà” indica un “raffreddare lentamente”: non si parla di uno spegnimento improvviso, ma di qualcosa che avviene progressivamente, in modo quasi impercettibile. Ricevi un’offesa, la lasci lì e piano piano il tuo amore agapeo si raffredda, lentamente.

Ecco perché il passo parla di perseverare: perseverare in quell’amore che esprime la natura di Dio nostro Padre. 

Chi è che ci ferisce?

Quello che non conosciamo? Ci ferisce il salumiere del supermercato che ci invita a mettere la mascherina? No! Ci offenderanno le persone che ci sono più vicine. Sapete, con le persone che condividono la Chiesa, le nostre aspettative sono spesso alte: più alte di quelle che abbiamo verso persone che non condividono la nostra fede. Le aspettative, spesso, ci predispongono all’offesa. 

Salmi 55:12-14 “Poiché non è stato un mio nemico che mi ha schernito, altrimenti l’avrei sopportato; non è stato uno che mi odiava a levarsi contro di me, altrimenti mi sarei nascosto da lui. 13 Ma sei stato tu, un uomo pari a me, mio compagno e mio intimo (FIDATO) amico. 14 Avevamo insieme dolci colloqui e andavamo in compagnia alla casa di DIO.”
Esistono due categorie di credenti offesi: quelli che hanno ricevuto una informazione non corretta e si offendono e quelli che l’hanno ricevuta correttamente e si offendono lo stesso. 

Parliamo di quelli che si offendono a buon diritto, per qualcosa di reale. Non ti dico di “passarci sopra”, di metterci una pietra sopra, perché quell’offesa crescerà. Non risolvi passandoci sopra, risolvi esercitando sempre il perdonando. Esso non è una volta per sempre, esso fa parte della natura di Dio. 

Pietra sopra non è una soluzione. 

Hai ricevuto un’offesa ma con essa devi venire a scontro: devi chiamarla per nome e liberarti di essa. 

Chi non riesce a perdonare, di fatto, ha dimenticato di essere stato perdonare. 

Io posso comprenderti, ma questo non risolverà il tuo problema perché esso lo risolve solo il perdono d a mettere in atto. 

Tu hai diritto di offenderti e Dio difenderà la tua scelta fino alla fine. Dio ti lascerà sempre la Sua parola come via d’uscita, ti inviterà sempre ad accordarti con la Sua parola, ma non ti costringerà mai a farlo!

Se vuoi camminare con il Dio che perdona, non puoi e non hai il diritto di mantenere l’offesa. 

Pensa se Dio dicesse “ti perdono, ma rimango offeso con te…”. Nel perdono di Dio non c’è alcun “ma…”. 

In Matteo 18 (v.21), troviamo i discepoli che stavano contendendo tra di loro e Pietro ad un certo punto (convinto di dire qualcosa di grandioso) dice: «Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?».  
(v.22) «Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette …”.

Ora, io non ho ancora trovato nessuno di voi che mi abbia offeso quattrocentonovanta volte al giorno… sono tante volte. 

Più avanti, Gesù dà una parabola che viene subito spiegata, affinché nessuno interpretasse. La parabola è quella del debitore a cui viene condonato un grande debito e che, una volta ricevuta la remissione integrale per il proprio debito, poco dopo non condonare, a propria volta, un credito che aveva verso un suo conservo. Per lui, quel credito non era poco, in effetti gli era dovuto, ma… 

Ma Dio ti dice che avresti diritto di riscuotere, ma a te è stato condonato molto di più! Il padrone gli aveva dato un esempio, ma non poteva costringerlo a condonare. 

Molto spesso noi dividiamo i peccati in categorie a seconda della loro maggiore o minore gravità, ma la Bibbia non è d’accordo con queste nostre categorie: Proverbi 6:16-19 “L’Eterno odia queste sei cose, anzi sette sono per lui un abominio: 17 gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che versano sangue innocente, 18 il cuore che escogita progetti malvagi, i piedi che sono veloci nel correre al male, 19 il falso testimone che proferisce menzogne e chi semina discordie tra fratelli.”.

Trattiamo la critica, la mancanza di perdono allo stesso modo di un omicidio o del tradimento e saremo liberi da tutto questo. 

Leggiamo il V. 34 di Matteo 18 e scopriamo che questo passo parla alla chiesa, parla di offese nella chiesa!

Perdonare è anche questione di esercizio: come ti eserciti a perdonare, con il salumiere del supermercato?

Leggiamo cosa dice Paolo a tal proposito in Atti 24:16 “Per questo anch’io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.

La tua capacità di perdono deve essere tenuta in esercizio e ce lo conferma anche Gesù in Matteo 5:44: “… pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano.”.

È questo che facciamo? 

Leggiamo, ancora, Salmo 35:11-14  11“Testimoni spietati si levano contro di me e mi domandano cose delle quali non so nulla. 12 Mi rendono male per bene, lasciando così sconsolata la mia vita. 13 Eppure, quando erano infermi, io mi vestivo di cilicio e affliggevo l’anima mia col digiuno, e pregavo col capo chino sul petto. 14 Andavo in giro, come se si trattasse di un amico o di mio fratello; andavo tutto ricurvo per il dolore, come uno che faccia cordoglio di sua madre.

Eppure erano nemici!

Pregate per coloro che ci maltrattano e perseguitano! 

Perdonare, però, è il promo passo. Pregare è il secondo passo, ma Gesù per noi ha fatto il terzo passo: quello della riconciliazione!

Il passo del perdono lo fai per decisione di ubbidienza. Un conto è fare un passo per ubbidienza, altro è vivere in modo conseguente a quella scelta.

Gesù ha perdonato, ma ci ha a che riconciliato con il Padre. 

Quello che farai quando l’offesa arriverà, è determinante: saremo forti o amareggiati?

Presto o tardi qualcuno ti offenderà. Lo dice Gesù stesso in Luca 17:1 «È impossibile che non avvengano scandali (che nessuna offesa giunga); ma guai a colui per colpa del quale avvengono!  
Ciò che veniva messo nella trappola per attirare gli animali si chiama, in greco, “skàndalon”. Lo scandalo è una trappola e se sei caduto in una trappola, voglio dirti è dirlo con la franchezza di chi ci è passato che offesa chiama preghiera e riconciliazione. 

Si tratta di una decisione che non va presa sulla base di un sentimento, di una predicazione, dell’emozione di una musica. 

Se io sono abituato a perdonare, a pregare per i miei nemici e a riconciliarmi, nessuno scandalo sarà per me una trappola. 

Tu puoi scegliere e Dio rispetterà la tua scelta, ma se vuoi camminare ai piedi della croce, sappi che la prima cosa che essa rappresenta è il perdono. L’offesa che tu hai ricevuto non è più grande di quella che Dio ha perdonato a te. 

Ci sono offese che stanno tenendo bloccata la nostra vita, la nostra crescita, ma lo Spirito di Dio è qui! Analizza la tua vita: hai ricevuto un’offesa e non è una cosa da poco, ma lo Spirito di Dio ti dice “io simpatizzo con te, ma non è mantenendo aperta la ferita che puoi guarire e la tua preghiera per chi ti ha maltrattato permetterà a me di sanare il tuo cuore”. 

Il Padre ha scelto di perdonarti e non lo ha fatto per tornaconto, ma perché è amore che dà. Ecco che come figlio di Dio puoi “dare” quell’amore. Visualizza la persona che ti ha ferito e chiedi allo Spirito Santo di aiutarti a rilasciare perdono per l’offesa. Non è il contraccambio che determina il tuo perdono e la tua preghiera, ma mentre pregherai lo Spirito Santo guarirà la tua ferita in profondità nel tuo cuore. 

Ripetilo “Spirito di Dio, io voglio perdonare chi mi ha offeso e mi impegno a pregare per queste persone e a riconciliarmi, così come tu mi hai riconciliato a te, così come tu hai provveduto perdono e salvezza ancora mentre ero tuo nemico. 

Salmo 119:165 dice: Grande pace hanno coloro che amano la tua parola e niente li può offendere.

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