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Non arrendersi! #Pastore Marta Cascio

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Non arrendersi!

 

Sarà che veniamo da settimane “piene” o pesanti e forse possiamo anche pensare che tutte le settimane, in realtà, lo sono, il fatto è che, certe volte, ci disperiamo, la nostra anima si dispera. Però è quando la nostra anima si dispera che lo Spirito Santo ci parla.
Questa settimana ho perso il portafoglio: ero effettivamente un po’ disperata, ma lo Spirito Santo mi ha parlato e mi ha dato delle parole che, lì per lì, non capivo, non erano parole che riguardavano quel mio problema, ma sono le parole sulle quali oggi io predicherò. Mentre io ero presa dal pensiero di fare le denunce di smarrimento e cose del genere, Dio voleva che io mi occupassi delle Sue cose. Di quelle cose di cui io vi avrei parlato oggi, anche se nessuno mi aveva ancora detto che oggi avrei predicato.
Il passo che lo Spirito Santo mi ha mostrato è in Giosuè, capitolo 1, dal verso 1 al verso 9 e sono versi che ci parlano di forza e coraggio.

Dopo la morte di Mosè, servo dell’Eterno, avvenne che l’Eterno parlò a Giosuè, figlio di Nun, ministro di Mosè, e gli disse: 2 «Mosè, mio servo, è morto; or dunque alzati, passa questo Giordano, tu e tutto questo popolo, verso il paese che io do loro, ai figli d’Israele. 3 Io vi ho dato ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, come ho detto a Mosè. 4 Il tuo territorio si estenderà dal deserto e da questo Libano fino al grande fiume, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Hittei fino al Mar Grande, a ovest. 5 Nessuno ti potrà resistere tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6 Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare loro. 7 Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha prescritto; non deviare da essa né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai. 8 Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, cercando di agire secondo tutto ciò che vi è scritto, perché allora riuscirai nelle tue imprese, allora prospererai. 9 Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non aver paura e non sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo DIO, è con te dovunque tu vada».
Sono versi che mi risuonavano nella mente mentre ero affaccendata a sbrigare le cose legate allo smarrimento del portafogli e sono parole di incoraggiamento potentissime.
Al verso 1, l’Eterno parla per la prima volta a Giosuè personalmente. Prima di allora, aveva parlato di Giosuè a Mosè, non con lui direttamente.
In Esodo 17, dal verso 13 al verso 14, Dio parla con Mosè e questi riferisce a Giosuè. Solo dopo la morte di Mosè, Dio si rivolge personalmente a a Giosuè, perché è un Dio d’ordine ed aveva visto in Giosuè la fedeltà e la dedizione di un ragazzo che aveva imparato ad apprezzare, bramare la presenza di Dio, stando vicino a Mosè che stava faccia a faccia con Dio.

Perciò Giosué sconfisse Amalek e la sua gente, passandoli a fil di spada. 14 Poi l’Eterno disse a Mosè«Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo, e fa’ sapere a Giosuè che io cancellerò interamente di sotto al cielo la memoria di Amalek».
Mentre il popolo costruiva l’idolo, Giosuè non era con loro. Mai si allontanava da Mosè.
In Esodo 33:10-11 leggiamo proprio questo.
Tutto il popolo vedeva la colonna di nuvola ferma all’ingresso della tenda; quindi tutto il popolo si alzava e ciascuno si prostrava all’ingresso della propria tenda. 11 Così l’Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico; poi Mosè tornava all’accampamento. Ma Giosuè, figlio di Nun, suo giovane ministro, non si allontanava dalla tenda.

Sarebbe stato più comodo, per Giosuè, restare nell’accampamento, ma aveva fame di Dio! Dio non ti chiamerà mai se non sei già un servo sottomesso a qualcuno. Se non hai autorità sulla tua vita, Dio non ti sceglierà mai.
Al verso 2, sempre di Giosuè 1, sembra che Dio si prenda gioco di Giosuè. Dio gli dice “Mosè è morto…”. Nel libro precedente leggiamo del funerale di Mosè, tutti sapevano che Mosè era morto e allora perché Dio glielo dice di nuovo? Dove era la novità? Il fatto è che, in quel momento, Dio sapeva che Giosuè doveva essere messo davanti alla realtà ed esortato ad affrontarla. Certe volte, anche noi, abbiamo bisogno che Dio ci metta davanti anche a cose che sappiamo, ma che non ci hanno procurato la reazione che Dio vuole! Dobbiamo essere cristiani d’azione!
Dio, dunque, gli dice di alzarsi: Giosuè era a lutto, il suo modello era morto, ma Dio non voleva che si crogiolasse nel suo problema ed in effetti Dio, ancora oggi, non desidera che ci crogioliamo nel nostro dolore e nel nostro lutto. Dio non ci dà mai ragione quando ci comportiamo da persone abbattute dai vizi, dalle difficoltà o dalle amarezze. Dio non ti dirà mai “hai ragione a crogiolarti nel tuo stato d’animo…”, ti dirà sempre “alzati!”. Servire il Signore non è per egoisti, Dio non sta ad ascoltare i nostri “…ma io ho le mie difficolta, i miei problemi…”. Tutti ne abbiamo, ma il nostro compito di cristiani non è di crogiolarci in esse, ma quello di alzarci, metterci in cammino e fare in modo che quella situazione cambi!
Quando raccontiamo i nostri problemi alle persone, scatta sempre una specie di gara a chi la racconta peggiore: è nel nostro modo di essere, ci dobbiamo lamentare e crogiolarci nei problemi, ma questa non è la volontà di Dio!
In I Re 19, dal verso 1, leggiamo

Achab riferì a Jezebel tutto ciò che Elia aveva fatto e come aveva ucciso con la spada tutti i profeti. 2 Allora Jezebel inviò un messaggero a Elia per dirgli: «Gli dèi mi facciano così e anche peggio, se domani a quest’ora non avrò fatto di te come uno di loro». 3 Quando sentì questo, Elia si levò e se ne andò per mettersi in salvo. Giunse a Beer-Sceba, che appartiene a Giuda, e vi lasciò il suo servo. 4 Egli invece si inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a sedersi sotto una ginestra e chiese di poter morire, dicendo: «Ora basta, o Eterno! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». 5 Poi si coricò e si addormentò sotto la ginestra; ma ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia». 6 Egli guardò e vide vicino al suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi tornò a coricarsi. 7 L’angelo dell’Eterno tornò una seconda volta, lo toccò e disse: «Alzati e mangia, poiché il cammino è troppo lungo per te». 8 Egli si alzò, mangiò e bevve; poi, nella forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb.

Elia, che aveva appena ucciso i profeti di Baal, viene a sapere che Jezebel lo stava cercando per ucciderlo. Cosa fa? Va a nascondersi e chiede di morire: si fa prendere dalla paura.
Cosa gli dice l’angelo che lo sveglia? Gli dice “alzati e manga!”.
Elia si alza, mangia e beve e poi va di nuovo a coricarsi e di nuovo viene svegliato dall’angelo che gli parla di un cammino lungo davanti a lui. Questo vale anche per noi, perché anche noi abbiamo un lungo cammino da affrontare.
Torniamo a Giosuè. Dio gli fa sapere che avrebbe dovuto attraversare “questo” Giordano. Probabilmente non sarebbe stata quella l’ultima fatica da compiere, probabilmente ciascuno di noi, qui ed ora, ha il proprio “Giordano” da passare, ma dobbiamo capire che se la prova è personale, il successo che ne avrai superandola è per tutti. Di quel successo ne godranno persone che neppure sapranno della tua prova, ma con Dio – che è un Dio di pluralità – funziona così!
Quando Dio ti dice di fare qualcosa, ti dà sempre delle direttive chiare: con la promessa ti dà la strategia e ti dà ogni parola giusta per affrontare ogni prova!
Quante volte Dio esorta Giosuè ad essere forte e coraggioso? Molte volte: perché qualche tempo prima, Mosè aveva detto quelle stesse parole a Giosuè (Deuteronimio 31:7). L’Eterno lo sostiene con parole che gli erano familiari e si affida ad esse, le fa proprie. Dio ha sempre la parola giusta per noi!
Dio ci incoraggia sempre per un lavoro che abbiamo da svolgere, lo vediamo in I Cronache 28, dal verso 20.
Davide disse quindi a suo figlio Salomone: «Sii forte e coraggioso e mettiti al lavoro, non temere e non sgomentarti, perché l’Eterno DIO, il mio DIO, sarà con te. Egli non ti lascerà e non ti abbandonerà, finché non avrai terminato tutto il lavoro per il servizio della casa dell’Eterno. 21 Ed ecco le classi dei sacerdoti e dei Leviti per tutto il servizio della casa di DIO; inoltre per ogni lavoro saranno a tua disposizione ogni sorta di esperti volenterosi in ogni attività; anche i capi e tutto il popolo saranno interamente ai tuoi ordini».

Sii forte e coraggioso e… “mettiti a lavoro”. L’incoraggiamento di Dio non è mai meramente consolatorio, perché c’è sempre un progetto più grande di noi, delle nostre difficolta e delle nostre prove. Perciò, oltre l’incoraggiamento c’è sempre un qualcosa da fare.
Siamo pronti a non crogiolaci nei nostri problemi?
Nessuno vuole sminuire i problemi, ma dobbiamo prendere consapevolezza di chi siamo e dell’opera a cui siamo chiamati a collaborare!
Al verso 7 di Giosuè 1, l’Eterno ricorda a Giosuè la necessità di muoversi secondo la Legge che Mosè aveva prescritto: non c’è quindi la mia volontà, ma quella di Dio! Certe volte vogliamo essere benedetti in ciò che scegliamo per noi stessi, ma Dio benedice le Sue scelte per noi, si accorda alla Sua volontà per noi! Non lamentarti se hai fatto delle scelte che non ti hanno portato a nulla: vuol dire che Dio non era coinvolto!
Giosuè aveva visto Mosè parlare con Dio ed è per questo che fu scelto: il suo orecchio era attento alla voce di Dio.
Dio non ha bisogno di essere aiutato da noi: spesso pensiamo che il nostro agire possa agevolare la Sua opera, ma non è così! Dio ha sempre la strategia giusta per noi!
Anche se in questo momento non vedi la via d’uscita, nella visione di Dio essa esiste già!
Al verso 8, si parla di un libro che non si deve ripartire mai dalla nostra bocca. Ma se i libri si leggono con gli occhi, cosa c’entra la bocca? Vuol dire che la Parola non deve restare negli occhi, ma deve essere dichiarata, con la bocca, per procurare cambiamento!
Molti di noi aspettano ancora la realizzazione di alcune promesse e certe volte, proprio per questo, ci scoraggiamo.
In Giosuè 14, dal verso 6 al verso 14 leggiamo le parole di Caleb che ricorda a Giosuè le parole ricevute quarantacinque anni prima.

Allora i figli di Giuda si presentarono a Giosuè a Ghilgal; e Caleb, figlio di Jefunneh, il Kenizeo, gli disse: «Tu sai ciò che l’Eterno disse a Mosè, uomo di DIO, riguardo a me e a te a Kadesh-Barnea. 7 Io avevo quarant’anni quando Mosè, servo dell’Eterno, mi mandò da Kadesh-Barnea ad esplorare il paese; e io gli feci un resoconto come l’avevo in cuore. 8 Mentre i miei fratelli che erano saliti con me scoraggiarono il popolo, io seguii pienamente l’Eterno, il mio DIO. 9 In quel giorno Mosè fece questo giuramento: “La terra che il tuo piede ha calcato sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre, perché hai pienamente seguito l’Eterno, il mio DIO”. 10 Ed ora ecco, l’Eterno mi ha conservato in vita, come aveva detto, questi quarantacinque anni da quando l’Eterno disse questa parola a Mosè, mentre Israele vagava nel deserto; ed ecco, oggi ho ottantacinque anni. 11 Ma oggi sono ancora forte come lo ero il giorno in cui Mosè mi mandò; lo stesso vigore che avevo allora ce l’ho anche adesso, tanto per combattere che per andare e venire. 12 Or dunque dammi questo monte di cui l’Eterno parlò quel giorno; poiché tu stesso udisti in quel giorno che vi erano gli Anakim e città grandi e fortificate. Se l’Eterno sarà con me, io li scaccerò, come disse l’Eterno». 13 Allora Giosuè lo benedisse e diede Hebron in eredità a Caleb, figlio di Jefunneh. 14 Per questo Hebron è rimasta proprietà di Caleb, figlio di Jefunneh, il Kenizeo, fino al giorno d’oggi, perché aveva pienamente seguito l’Eterno, il DIO d’Israele

Se anche la promessa sembra tardare, essa arriverà nel tempo stabilito da Dio e i suoi benefici riguarderanno le generazioni future, perché il nostro è un Dio di generazioni!
Noi possiamo vedere la promessa che Dio fa a Giosuè come qualcosa di molto vicino a noi.
In Ebrei  13, da 5 a 17, ritroviamo quelle parole.

Nel vostro comportamento non siate amanti del denaro e accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». 6 Così possiamo dire con fiducia: «Il Signore è il mio aiuto, e io non temerò. Che cosa mi potrà fare l’uomo?». 7 Ricordatevi dei vostri conduttori, che vi hanno annunziato la parola di Dio e, considerando il risultato della loro condotta, imitate la loro fede. 8 Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. 9 Non lasciatevi trasportare qua e là da varie e strane dottrine, perché è bene che il cuore sia reso saldo dalla grazia e non da cibi, da cui non ebbero alcun giovamento quelli che ne fecero uso. 10 Noi abbiamo un altare del quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono al tabernacolo. 11 Infatti i corpi degli animali, il cui sangue è portato dal sommo sacerdote nel santuario per il peccato, sono bruciati fuori del campo. 12 Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, ha sofferto fuori della porta. 13 Usciamo dunque fuori del campo e andiamo a lui portando il suo vituperio. 14 Infatti non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. 15 Per mezzo di lui dunque, offriamo del continuo a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. 16 E non dimenticate la beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché Dio si compiace di tali sacrifici. 17 Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano sulle anime vostre, come chi ha da renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando, perché ciò non vi sarebbe di alcun vantaggio.

Dio ci ha dato una promessa ed anche se non abbiamo nulla, ad essa ci possiamo e ci dobbiamo aggrappare, perché Dio ha parlato e farà quello che ha detto!
Paolo ci riporta alla necessità di imitare la fede dei conduttori. Imitare la fede, non gli errori che come esseri umani facciamo tutti, ma la fede può e deve essere imitata! La Parola di Dio ci riporta sempre a questi giusti principi!
Al verso 17, leggiamo una esortazione a ubbidire affinché chi conduce possa farlo con gioia e non sospirando. La volontà di Dio non è che i conduttori “spingano”, sospirando, le persone, la volontà è che le cose siano fatte con gioia, perché il Signore va servito con tutto il proprio essere!
In Giacomo 1, dal verso 6 al verso 12, leggiamo una esortazione a considerare con gioia le prove.

Ma la chieda con fede senza dubitare, perché chi dubita è simile all’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Non pensi infatti un tal uomo di ricevere qualcosa dal Signore, 8 perché è un uomo dal cuore doppio, instabile in tutte le sue vie. 9 Or il fratello di umili condizioni si glori della sua elevazione, 10 e il ricco del suo abbassamento, perché passerà come un fiore di erba. 11 Infatti, come si leva il sole col suo calore ardente e fa seccare l’erba, e il suo fiore cade e la bellezza del suo aspetto perisce, così anche il ricco appassirà nelle sue imprese. 12 Beato l’uomo che persevera nella prova, perché, uscendone approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a coloro che l’amano.

La prova puoi affrontarla in due modi: puoi aspettare che passi o puoi gioire pensando a come Dio sarà con te nella prova! La prova è il mezzo di trasporto per arrivare alla meta successiva! Per salire di livello, dovrai affrontare una prova! C’è sempre un mezzo di trasporto per salire da un livello ad un altro: non è un mezzo comodo, è una prova, ma devi considerala come motivo di gioia proprio perché vuol dire che Dio vuole portarti ad un livello superiore.
In Giovanni 16, al verso 33, leggiamo

Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me; nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».

Fatevi animo! Le tribolazioni sono prove, ma anche qui non c’è una parola di mera consolazione, c’è un invito a non arrendersi e guardare a Colui che ha vinto il mondo.
La prova la affronti affrontando la realtà. Chi non lo fa non è una persona di fede. La realtà va affrontata perché tu possa parlare ad essa: puoi dichiarare la Parola di Dio alla realtà per farla cambiare, ma se non la affronti, come potrai dichiarare la Parola potente di Dio?!
Passa “questo” Giordano: non guardare l’altra riva da lontano, metti i tuoi piedi dentro e comincia ad andare.
Altra cosa, mostra coraggio: dimostra che credi in Dio e che la tua forza ed il tuo successo viene da Lui.
Abbandona l’idea di essere compatito dalla chiesa e dai fratelli, perché la chiesa non è un luogo in cui trovare compassione, essa è fatta per arruolare soldati!
Il Salmo 20, dal verso 7 al verso 8, ci parla di carri e cavalli che si sono piegati e che sono caduti, ma noi ci siamo rialzati e rimaniamo in piedi.

Alcuni confidano nei carri e altri nei cavalli, ma noi ricorderemo il nome dell’Eterno, il nostro DIO. 8 Quelli si sono piegati e sono caduti; ma noi ci siamo rialzati e rimaniamo in piedi.
Immaginiamo la scena: dopo avere attraversato il mare, dopo che l’ultimo era passato ed il mare si stava richiudendo sugli egiziani, il salmista riconosce l’opera potente di Dio che ha rialzato il Suo popolo. Questa è la volontà di Dio!

 

Redazione a cura di Fabio Pecoraro

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