Dio sta cercando una casa #Pastore Giovanni Di Sano

Dio sta cercando una casa #Pastore Giovanni Di Sano

Alcuni di voi sanno che, in questo periodo, io e mia moglie stiamo cercando casa da acquistare e in questi giorni, mentre ero in travaglio per alcune risposte che tardavano ad arrivare, il Signore mi ha chiesto se mi stessi preoccupando della Sua casa.

“Signore, ma tu stai forse cercando casa?” ho chiesto e la risposta è stata un invito ad andare a studiare specificamente cosa della Sua casa dica la Scrittura. L’ho fatto e mentre studiavo ho ricevuto ciò di cui, questa mattina, parlerò. Qualcosa che ha a che fare con quello che Dio sta “cercando”. Dio può creare ogni cosa e lo ha fatto, ma ci sono cose che Lui cerca e ci sono delle circostanze in cui Dio cerca persone che collaborino con Lui.

Tutte le case, nel mondo, hanno alcune particolarità e tutte le case rispecchiano l’idea che l’architetto ha avuto di esse quando le ha disegnate. Ecco, allora mi sono chiesto quale fosse l’idea che Dio abbia della casa che sta cercando. Davide si è fatto questa domanda quando cominciò a maturare in lui il desiderio di costruire una casa per Dio. Un desiderio che nasceva dall’amore per Dio e dallo zelo di edificare un luogo che fosse degno della presenza di Dio. La differenza la fa sempre la presenza di Dio e le persone che si riuniscono per cercarla, ma il luogo deve esprimere la gloria e la magnificenza della presenza di Dio.

Vuol dire che il luogo deve essere sfarzoso? No, ma deve parlare dell’amore di Dio, della Sua gloria.

Davide voleva costruire un edificio ed in I Cronache 28:6 leggiamo che non sarebbe stato lui, ma suo figlio Salomone (vedremo che egli è figura di Gesù) a costruire la casa di Dio che il padre aveva desiderato. Quel tempio fu costruito e anche distrutto, ma la casa sarà resa stabile da Dio stesso, mediante Gesù (perché Salomone ne è figura).

Noi dobbiamo permettere la costruzione della casa secondo il cuore dell’architetto supremo che è Dio.

Dio ne ha molte di dimore: ne parla il Salmo 84 dicendo che esse sono “amabili” ed io e te, come dimora di Dio, siamo dunque chiamati ad essere amabili.

Ricapitoliamo: Davide voleva costruire una casa a Dio, ma il Salmo 127, verso 1, ci dice che se l’Eterno non edifica la casa, invano si affaticano gli edificatori. Se non è Dio ad edificarla, possiamo però faticare invano: sacrificare invano.

Se io e te siamo il tempio dello Spirito Santo, la chiesa, l’insieme dei “chiamati fuori”, cos’è? I Timoteo 3:14-15 parla della chiesa come della “casa del Dio vivente”. Ogni singola pietra dell’edificio deve esprimere la gloria che sta contenendo e ciascuno di noi ha questa specifica responsabilità come pezzi dell’edificio! Chi è che si affatica e si spende continuamente per edificare? Matteo 16:13 ci riporta la domanda di Gesù rivolta ai discepoli a proposito di quello che la gente diceva di Lui e poi chiede loro “voi, chi dite chi io sia?”. Sappiamo che le parole di Pietro sono a lui rivelate, come Gesù stesso gli attesta, dallo Spirito santo e sono parole che ci ricordano che la chiesa appartiene a Cristo e che è Lui stesso ad edificarla secondo il Suo modello! Non dobbiamo cercare un modello “vincente” di chiesa, ma il modello divino!

Ebrei 3, dal verso 1, ci riporta le parole di Paolo che parla di Gesù come del “Figlio sopra la Sua casa; e la Sua casa siamo noi”. La casa in cui è fedele Gesù è fondata sulla grazia: per questo è maggiore di quella in cui era stato fedele Mosè.

Il fondamento di ogni chiesa, di ogni persona deve essere Gesù Cristo!

In Aggeo 1:1-10 leggiamo parole che Dio rivolge ad un popolo che già lo conosce e quello che dice parla di un lavoro umano fatto senza che porti frutto. Attenzione, la casa di Dio siamo noi: quella in cui Dio stesso ha già posto il fondamento che è Cristo Gesù. Se la stiamo trascurando per dedicarci a ciò che è esteriore, ci meritiamo la riprensione che leggiamo in questi passi, ma sappiamo che mentre ci occupiamo della casa di Dio, Lui stesso si prende cura di noi! Isaia 56:7 ci parla di essere condotti su un monte santo e di essere riempiti di gioia nella Sua casa di orazione. “Casa di orazione”: questo è uno dei nomi che Dio ha dato a ciascuno di noi e quando ci allontaniamo da questo modello, ci stiamo allontanando dal modello che Dio ha stabilito in modo preciso. In questo “nome” c’è un proposito preciso di Dio. Se Dio ci chiama “casa di preghiera”, quello che ci deve contraddistinguere non è la tua pettinatura o l’adesivo con il pesce sulla macchina, ma il tuo “essere” una casa di preghiera!

Gesù stesso era una preghiera, una adorazione e lode che camminava. Davide ha istituito un servizio permanente di lode e adorazione che ha funzionato per trentatré anni (profeticamente rispetto alla vita di Gesù, vedi Amos 9:11-12; I Cronache 16:37; II Samuele 5:5).

In Luca 19:45-47, leggiamo parole di Gesù che ci parlano del tempi. Si tratta del passo in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio. Gli animali erano quelli per i sacrifici e i cambiamonete erano lì perché i denari che servivano per acquistare gli animali dovevano essere moneta giudaica, non romana. Quello di cui Gesù si rammarica non è che tutto questo avvenisse, ma che avvenisse nel luogo sbagliato!

Efesini 5:25 ci ricorda che la chiesa è la sposa di Cristo e quale è il libro che esprime l’amore tra la sposa e lo sposo, se non il Cantico dei cantici?

In Cantico dei Cantici 6:8-9 troviamo descritti alcuni personaggi femminili. Alcune concubine, alcune regine e delle fanciulle. C’è anche una colomba. Salomone ci parla di un insieme e di una particolarità dentro questo insieme. Le concubine sono “amanti” e cosa fa l’amante? È una persona che si imbelletta per fare colpo sul suo uomo ed è chiamata così perché la sua relazione è con un uomo legato già ad un’altra donna. Si abbellisce proprio perché deve attirare a sé quello che è di un’altra persona. Fa questo, ma non può fare altro per quell’uomo: un amore però che non ha “responsabilità” verso quell’uomo.

Alcune volte, noi ci imbellettiamo per Dio, perché lo amiamo, ma non vogliamo alcuna responsabilità verso di Lui! L’amante non si lega a nessuno, non ha e non vuole responsabilità! Altra caratteristica dell’amante è quella di cercare per sé le cose migliori, in senso materiale.

Ci sono poi le “regine” che hanno un trono e delle regole sa seguire. Le regine non possono fare quello che vogliono: c’è un protocollo! Una delle regine era Ester, che fu scelta come sostituta dal re Assuero al posto della moglie che si era rifiutata di presentarsi quando lui l’aveva convocata. Sappiamo che Ester era israelita e nipote di Mardocheo che le aveva proibito di rivelare la propria appartenenza al popolo di Dio. Ester, da regina, era in qualche modo “rinchiusa” nel proprio protocollo di regina. Molte volte lo siamo anche noi, ci muoviamo dentro un comportamento che ci appare adeguato al nostro protocollo, alle regole che ci sembrano adatte a quello che siamo e spesso la chiesa preferisce morire piuttosto che uscire dal protocollo! Anche Ester, quando Mardocheo la chiama alla responsabilità che incombeva su di lei, aveva pensato al protocollo che le imponeva di restare ferma dove era e di desistere. Ma Mardocheo le ricorda che forse era proprio per quel tempo che era stata elevata a dignità regale! Forse sei nel tuo posto di lavoro per pregare ed evangelizzare, per pregare affinché la tua azienda non chiuda e se non lo fai l’azienda chiuderà davvero e perderai il lavoro anche tu. Per alcuni, abbandonare il proprio protocollo è come morire! Morire al proprio orgoglio e al proprio io! Ma Gesù, che è il nostro Maestro, ha detto non la mia volontà, ma la tua…

Ci sono persone che ascoltano le minacce del nemico e danno loro peso piuttosto di ascoltare la voce di Dio e ricordarsi delle Sue promesse. Ester stava facendo questo, ma ad un certo punto inizia a pensare come Dio la vede e va da Re, pur non essendo stata da lui convocata.

Infine le fanciulle, le “vergini”: persone che non erano state promesse a nessuno e che non avevano avuto alcun contatto fisico con nessuno. Penso a quante persone che non hanno avuto contatto con Dio, alle chiese che non hanno contatto con lo Spirito Santo. Noi dobbiamo essere una chiesa che abbia un contatto con Dio! La cosa che più mi meraviglia non sono le persone che non hanno contatto con Dio, ma il fatto che ci sono persone che non lo desiderano neppure! Tutti abbiamo attraversato periodi in cui non abbiamo sentito la presenza di Dio, ma almeno l’abbiamo desiderata! Eppure ci sono anche quelli che non la desiderano nemmeno. Una donna per rimanere incinta deve avare un contatto e la chiesa per ricevere la promessa deve avere un contatto intimo con Dio!

Ci sono persone che maturano dipendenze che lavorano su una bassa autostima: la dose della sostanza da cui dipendi ti porta in alto, ma per un tempo limitatissimo e costa tanto, mentre l’intimità con Dio ti fa ricevere nel cuore quale è il Suo proposito per te ed esso ti fa capire il tuo reale valore ed è gratis! Ecco, io prego perché la chiesa possa essere dipendente dall’intimità con Dio!

Ci sono tante chiese, tante vergini che stanno vegliando in attesa dello sposo: alcune avvedute ed altre no. Ci sono delle regine rinchiuse nel protocollo e delle concubine, che amano lo sposo, ma non vogliono responsabilità. Infine, ce n’è una: una soltanto, l’amata dallo sposo, la colomba. Essa, nella Scrittura, è figura dello Spirito Santo. La chiesa che desideriamo essere è quell’unica colomba che Dio sta cercando.

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